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05 set 2013

Quella storia a Saluzzo

di Luciano Caveri

Per una catena di casualità, nella placida e storica città di Saluzzo, appare una notizia che diventa ghiotta per la stampa nazionale. Uno stimato ed ammirato professore del locale liceo si sospetta sia uno stupratore seriale di minorenni, sue allieve, e si arriva ad immaginare che c'entri con il suicidio di una ragazzina, che forse fu vittima del suo adescamento. Come spesso accade in provincia, non in senso amministrativo ma come piccola comunità con i suoi pregi e difetti, la prima ondata - per una personalità locale preclara - è stata innocentista con lettere di allieve (guarda caso, quasi sempre al femminile) adoranti verso il prof "moderno" e coinvolgente e analoghi attestati di stima c'erano stati da parte di colleghi e, solo in un primo tempo, di alcune autorità. Si temeva cioè che si fosse preso un granchio e che il tutto potesse essere il frutto di invidie e gelosie, che fanno parte delle dinamiche nei posti dove tutti conoscono tutti. Ma poi sulla scena, oltre a cronisti di razza giunti a disossare la vicenda, "La Stampa" ha sganciato il vice direttore, nella sua rubrica quotidiana "Buongiorno" in prima pagina del quotidiano, due giorni fa. Il titolo ("Il carisma assolutorio") e il contenuto sono risultati tombali, conoscendo la sua autorevolezza e il peso che il giornale torinese ha in tutto il Piemonte. Scrive Massimo Gramellini: "Chi vive in una grande città fatica a comprendere perché Saluzzo sia così restia a prendere le distanze dal professore di italiano che le intercettazioni ambientali inchiodano al ruolo abietto di prevaricatore sessuale di allieve minorenni e plagiate. (...) L'attacco arriva dall'esterno e colpisce la star locale, l'insegnante carismatico che ha cucinato le prelibatezze di Dante a generazioni di studenti. La prima reazione della comunità è allora la chiusura: di sicuro sarà un complotto, una persona tanto brava e perbene, proprio qui dovevate venire a fabbricarvi il mostro, magistrati e giornalisti della malora?" Poi il cuore del pezzo e la sua conclusione: "E' probabile che questo umore assolutorio, o comunque minimizzante, si tramuterà in rabbia giustizialista al processo, non appena i particolari dei consessi erotici diventeranno di dominio pubblico. Ma per ora il pregiudizio popolare sta con l'imputato, in base all'assunto che una persona simpatica e di successo non può essere capace di turpitudini (accade anche in politica, quando un leader molto votato viene accusato di reati infamanti). E ad alimentare questo pregiudizio interviene l'istinto auto-assolutorio della comunità, vivisezionato in centinaia di romanzi: riconoscere di avere vissuto accanto al male significherebbe infatti ammettere di non averlo saputo vedere". Bello e istruttivo anche per i valdostani il parallelo con il leader politico, cui ci si stringe attorno in un afflato innocentista, fatto di affetto e fiducia contro ogni evidenza. L'ho fatto anch'io in passato, purtroppo. Resta il problema su Saluzzo: parlarne o no? Sono troppi gli inviati e i loro articoli? Io penso che, tolti un voyeurismo rapace e una pruderie ipocrita, il fatto interessi per i molti "mostri" nascosti nella società, che si destreggiano nelle acque chete della quotidianità, come dei pescecani. Fermati, troppo spesso, solo dal Caso o dalla fortunata circostanza che - come diceva Bertold Brecht - "ci sarà pure un giudice a Berlino".