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06 ago 2013

Il "Generale Agosto"

di Luciano Caveri

Il mondo cambia e si stenta a tenere il passo con cambiamenti rapidissimi, ma Agosto - nel bene come nel male - resta Agosto. Si tratta di un apostrofo estivo fra Luglio e Settembre. Un buco nero che risucchia tutto, come nell'Italia del dopoguerra, quando il mese delle vacanze di massa - dettato dall'industria e dalla chiusura delle fabbriche - fissava lo stop generalizzato sull'onda del boom di quegli anni. La "vacanza intelligente" è stata la risposta alla massificazione, ma la ragionevole scelta di vacanze in altri mesi, non fosse altro per evitare i costi più elevati quando esplode la domanda, non ha sminato l'idea che Agosto resti il clou. E' una certezza nella nostra vita, come il Natale.

Così per la politica, che per una vecchiezza derivante anche dai regolamenti delle Assemblee, finisce anch'essa per essere affetta da una paralisi. Intendiamoci: questo non significa una sosta del chiacchiericcio e anzi ai poveri cronisti parlamentari tocca il compito ingrato di trovare un succoso gossip stagionale, direi "balneare" nel senso turistico del termine. Basta scorrere le notizie degli anni passati per vedere che veleni e vecchi merletti non mancano neppure a Ferragosto e questo si accentua in un'Italia dove governa il Governissimo che, però, a aderenti e simpatizzanti di destra e sinistra è una soluzione di "grande coalizione" che in verità fa schifo. Così l'italiano medio in panciolle diventa politologo e immagina per l'autunno che verrà scenari di vario genere, oggetto di disputa nelle lunghe vegli serali in cui guelfi e ghibellini ritrovano l'antica vis polemica. Ma se Roma piange, Aosta non ride. I vecchi regolamenti del Consiglio Valle si piegano al "Generale estate" poi, come in un vecchio brano del "Disco per l'Estate", "Settembre", cantato da Peppino Gagliardi, si potrebbe chiosare "finirà l'estate". E ci si accorgerà di quanti problemi arriveranno al dunque e quante verità taciute, prima delle elezioni per non turbare l'elettorato, si espliciteranno, in un quadro fosco da fine di un'epoca. Già sotto il solleone cresce la tentazione di chi governa con numeri risicatissimi (punteggio tennistico da tie-break con 18 a 17) di lanciare il tormentone autunnale: lasciateci lavorare! Come se il lavoro dell'opposizione fosse una specie di ingombro e non l'esito democratico delle urne. Penso che sia una costruzione da smontare, perché il confronto democratico non è una specie di perenne ostruzionismo, ma il frutto di una dialettica anche rude in cui i contendenti lavorano per lo stesso scopo e cioè il bene della comunità. Ogni semplificazione con scenari in cui i buoni costruiscono e i cattivi distruggono è una caricatura. L'estate, semmai, porti consiglio rispetto al quadro grave della nostra autonomia dal punto di vista politico e finanziario, perché non si potrà far finta all'infinito che tutto sia tranquillo e sereno e che questo sia il migliore dei mondi possibili.