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10 giu 2013

Quando tocca fare gli scatoloni

di Luciano Caveri

Non mi piacciono i traslochi, neanche quelli innescati dalla vita politica. Quando lasciai Montecitorio, pur nel vagare durante le differenti Legislature da ufficio a ufficio, lasciai un pezzo di cuore e ora ho con me una serie di quadretti indicatori di alcuni incarichi avuti. Sono oggetti evocatori, così come i tanti fogli e plichi conservati e che periodicamente mi impegno a mettere in ordine. Lo stesso avvenne al Parlamento europeo, altro luogo simbolico del mio impegno politico, con due uffici: uno a Bruxelles e uno - meno usato, a Strasburgo. Mentre il "Comitato delle Regioni" - che non prevedeva un ufficio - è fatto da luoghi collettivi, dove si è sviluppata quest'altra attività europeistica. Il "Consiglio d'Europa", invece, è stata sempre fatta di "mordi e fuggi" più fugaci. Anche in Regione ho avuto i miei traslochi: dalla sede storica dell'Assessorato al turismo in piazza Narbonne alla Presidenza al secondo piano di piazza Deffeyes. Con il divertimento che ho sempre avuto che, nel tempo, la sede del presidente della Regione è sempre stato un ufficio piccolo piccolo, specie se comparato agli uffici sibaritici di alcune partecipate regionali (questo vale anche per gli stipendi…). Poi, come ultimo di questa tranche di vita, un ufficio dei gruppi consiliari su via Festaz ed in via Piave, dove ho raccolto una serie di cimeli delle precedenti esperienze, tipo foto con qualche personalità o i diplomi della "Légion d'honneur" e della "Commenda slovena". Complessivamente molto dell'attività parlamentare e amministrativa è affidata ai resoconti delle sedute e alla messe di documenti archiviati. Ora ho fatto gli scatoloni - alcuni, come i tanti libri, li prenderò in questi giorni - e certo, come avviene sempre per ogni cambiamento, esiste un velo di rimpianto, ma per carattere ho sempre pensato che la vita va vissuta con fiducia nel futuro e in quello che ti riserva. Mi diverte in particolare un oggetto, che ho sulla scrivania mentre scrivo. Si tratta della copia del "Corriere della Sera" di giovedì 25 dicembre 1958, un giovedì. E' il giorno della mia nascita e mi è stata regalata questa "copia storica" che fotografa gli avvenimenti di allora. Si va da un dotto editoriale su "Il messaggio cristiano dell'Europa", che si schiera - nel rievocare le vittorie della Grecia antica contro l'"Asia aggressiva" a Maratona e a Salamina – "contro l'anarchismo dissolvitore" alla Messa di Natale di Giovanni XIII, con la funzione nella Cappella Paolina, trasmessa dalla nascente televisione. Vi è poi l'articolo principale sulla nascita imminente del "franco nuovo" e le sue conseguenze sul "Mec - Mercato Comune Europeo", oggi Unione europea, mentre - pensa che strano - un articolo parla delle dimissioni ritirate dal Ministro delle Finanze Luigi Preti e delle turbolenze sulla stabilità politica. E poi, da Cape Canaveral, la spiegazione del nuovo missile "Atlas" che "percorre 6.900 chilometri". Io, in quel momento, nato la sera alle 20.10, con la fretta di uno che nasce di otto mesi, ero ovviamente inconsapevole del mondo. Oggi faccio i traslochi sapendo che cosa avviene.