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04 giu 2013

Avanti, senza farsi intimidire

di Luciano Caveri

E' ora di dire «grazie». Ho rinviato questo post per un pochino di tempo. Credo che tutti, specie con il passare degli anni, diventino abitudinari. Per cui, se è pur vero che potevo traccheggiare perché decadrò da consigliere regionale dal 1° luglio prossimo, è anche vero che - fatte le elezioni - non si può non "cogliere l'attimo" e prendere atto dei cambiamenti in corso. E l'attimo è fatto, ora che lascio dopo tanti anni incarichi elettivi, anzitutto di doverosi ringraziamenti per tutti quelli in tanti anni ed in diverse occasioni mi hanno votato, per quelli che hanno collaborato con me e per chi - ancora in questa campagna elettorale e nel dopo voto - hanno espresso il loro rincrescimento perché non mi sono più presentato (so che ci sono stati anche quelli che sono contenti come delle "pasque", ma io non ho mai ambito a un consenso unanime). Ringrazio anche la mia famiglia - che oggi, essendo "allargata", comprende diverse fasi della mia vita - che ha seguito nel tempo i saliscendi della mia "carriera" e ringrazio Mara per essere presente e cosciente di come le transizioni siano delicate. Non mi ripeterò sulle buone ragioni che mi hanno spinto a questa scelta, che rifarei domattina. Penso di avere "tagliato le unghie" a tutti quelli che mi rimproveravano di essere stato uno dei fondatori dell'Union Valdôtaine Progressiste solo per avere una "cadrega" e che mi avrebbero trasformato, nella campagna elettorale, in un bersaglio mobile, tipo l'orso meccanico dei primi, rudimentali videogiochi. Mi hanno picchiato addosso lo stesso, da destra e da una parte della sinistra (i soliti noti) e dal mio vecchio movimento, e - stante la situazione - le considero come delle medaglie da mettere sul petto. Perché nella vita - me lo ha insegnato mio papà - bisogna essere conseguenti alle proprie decisioni e non farsi intimidire. Per altro certe minacce non sono nuove e anche in questi ultimi anni ne ho subite parecchie - e lo stesso vale per le persone a me vicine - e un giorno lo racconterò per tratteggiare quel "clima mesto" in cui è piombata la mia amata Valle d’Aosta. Ma noto con piacere - ballottaggio o non ballottaggio - che il clima sta cambiando. Se non fosse stata una primavera disgraziata, userei la metafora del disgelo e cioè di quando la natura, dopo l'inverno, inizia pian piano a risvegliarsi. Così è in politica, anche se c'è ancora un pezzo di cammino da fare e non è certo il momento di tirare il fiato, anzi il meglio viene ora. Non mi riferisco solo al Consiglio Valle, perché avere eletti è importante, ma non esclusivo. Oggi quel che conta è ripartire su punti precisi che diano consapevolezza politica ai valdostani e si tratta di un lavoro delicatissimo e difficile, che va fatto con la precisione di un orologiaio. Tra l'altro senza badare troppo alle maldicenze che aumentano con i successi elettorali. Io, nel mio piccolo e senza trascurare il mio lavoro principale, ci sarò e non in una sterile logica "contro", imbevuta di rancori e veleni, ma "per", sapendo che tutti quel che ci mulina intorno in Italia e in Europa ci obbliga a riflettere e a studiare su di noi e sul destino del nostro Paese. Per questo fermarsi a pensare è prezioso, poi si vedrà se potrò essere utile altrimenti. Sintetico Victor Hugo: «Savoir, penser, rêver. Tout est là».