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12 mag 2013

L'indipendenza energetica

di Luciano Caveri

Ci sono temi dell'agenda politica che appaiono e scompaiono a seconda delle stagioni. Magari per anni un tema va fortissimo e catalizza le attenzioni, poi d'improvviso diventa vecchio, per in seguito tornare d'attualità, quando meno te lo aspetti. Così nella campagna elettorale in corso in Valle d'Aosta noto una certa eclissi su di un tema molto sentito in passato, quello dell'indipendenza energetica della nostra Valle, che si collega a dibattiti di rilevanza internazionale come i problemi di approvvigionamento dai derivati dal petrolio e i cambiamenti climatici in corso. Senza essere troppo naïf su di un tema di questa rilevanza, non si può neppure non constatare che, mentre in passato era stato imbastito un disegno, oggi a livello regionale si viaggia a vista, inseguendo percorsi che risultano spesso poco comprensibili per usare la versione buonista. Non so se esistano studi aggiornati sul nostro grado di dipendenza energetica dai combustibili fossili, ma certo in Valle - accanto ai carburanti per autotrazione - in questi anni il metano si è diffuso, così come alcuni impianti centralizzati di GPL e centrali a biomasse con legni e suoi derivati di provenienza quasi esclusivamente esterna alla Valle e non è riuscito il disegno di impiego di prodotto locale. Il metano, che potrebbe in Italia subire serie difficoltà in futuro nell'approvvigionamento, pesa ormai molto - e temo troppo - sull'alimentazione di molti impianti familiari e industriali e questa fonte energetica non rinnovabile e importata sarà al centro del discusso progetto del "Teleriscaldamento" di Aosta. L'idroelettrico, pur in larga parte di produzione pubblica con il colosso "Cva" che ormai commercializza in Italia molta energia di varia provenienza, resta la nostra risorsa assieme ad un ancora timido esordio dell'eolico e ad un'assenza di un disegno reale sul fotovoltaico. L'elettrico sembra alimentare, in vari sensi, una logica da "grande bouffe" senza fare di questa nostra ricchezza il centro di tutto, compresa ricerca ed innovazione. Lo stesso vale per tutta quella parte di "tagli" dalla dipendenza esterna dovuti alla partita decisiva del risparmio energetico nel pubblico e nel privato con tutte le tecnologie possibili e con le attenzioni costruttive nelle ristrutturazioni e nelle nuove costruzioni. Esiste da tempo, quando finanziata e senza tagli retroattivi, una legislazione regionale, ma manca una politica che la tenga assieme. Oltretutto, in epoca di risparmio, si sono moltiplicati i centri di decisione fra Regione, "Arpa", "Finaosta" e questo non giova affatto. Penso che questo tema sia invece decisivo e ruoti attorno a quel concetto rubato all'ingegneria e alla psicologia, che è la resilienza, che così spiega il mio amico Luca Mercalli: «è la proprietà di un sistema di non collassare quando viene sottoposto a uno stress. La nostra società è fragilissima: se qualcuno vi chiude gas, acqua e luce, tornate al medioevo in pochi giorni. Essere resilienti vuol dire prepararsi a mantenere livelli minimi di comfort e autosufficienza senza dipendere solamente dalla carta di credito o dal volere delle multinazionali. Senza per questo diventare eremiti, anzi, la resilienza è prima di tutto cooperazione con i vostri vicini di casa». Tema caro ai montanari e ai territori montani come la Valle d'Aosta, dove gli abitanti hanno dimostrato capacità di adattamento al particolare ambiente naturale attraverso pratiche tramandate nei secoli, che hanno avuto come filo conduttore l'uso equilibrato anzitutto delle risorse locali. Il tema energetico, guardando a tutte le nuove tecnologie, è una pista da seguire.