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07 mag 2013

La paura può non fare 90

di Luciano Caveri

E' sempre interessante verificare quante cose ci prospetti la realtà quotidiana e non c'è mai da annoiarsi, specie quando si preannuncia una stagione di cambiamento. Ad ogni avvenimento significativo, alla lettura dei sogni e a certe combinazione con le carte o ad altri giochi possono essere attribuiti, da parte di chi creda in certe superstizioni, i numeri dall'uno al novanta, ricavati dalla "Cabala" o da "La Smorfia". Il novanta è proprio quello riferito alla paura. Da ciò è derivato il detto «la paura fa 90», che viene usato spesso non collegandolo all'esatto perché. Ne faccio un uso scherzoso non avendo mai avuto, a differenza di altri politici in Valle, un sensitivo al mio servizio e non avendo neppure mai fatto una seduta spiritica per capire l'esito delle recenti elezioni politiche. Ci pensavo rispetto a certi tentativi di far paura come se, in democrazia, le novità fossero una preoccupazione, mentre, come è noto, è vero semmai l'inverso. È infatti nelle sole dittature che nulla può cambiare, in democrazia il dinamismo è un segno di benessere. Oggi chi instilla paura contro il cambiamento nelle prossime elezioni regionali in Valle d'Aosta lo fa strumentalmente. Anzi, la paura non è quella che dovrebbero provare i cittadini e che viene alimentata, annunciando sfracelli se le cose cambiassero. La paura è semmai tutta di chi minaccia e riguarda la possibilità che un certo sistema di potere, ormai fragile come i castelli fatti con le carte, possa miseramente crollare. Per cui certi predicozzi, i ricattini grandi e piccoli, la malevolenza devono scivolare via e addirittura persuadere chi mai avesse dei dubbi che il vento è cambiato e certe bandiere vanno ammainate per quello che purtroppo hanno finito per rappresentare oggi, e non per la parte prestigiosa del loro passato. "Ogni progresso è dovuto agli scontenti. Le persone contente non desiderano alcun cambiamento". Lo ha scritto uno scrittore di fantascienza inglese, Herbert George Wells, vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento e mi pare un'ottima definizione. A me in Valle d'Aosta gli scontenti sembrano tanti e buona parte ormai senza paura. Anzi, mi correggo con un'osservazione del Mahatma Gandhi: «La paura può servire, ma mai la codardia».