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03 mag 2013

Il compromesso di scopo

di Luciano Caveri

E' stato lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che partecipò a quella stagione, ad evocare un parallelo fra la ricerca di una forma di "grande coalizione" - oggi coagulatasi nella proteiforme compagine del Governo Letta - con il vecchio "compromesso storico". Per me è un ricordo da ragazzino, che divenne consapevolezza quando raggiunsi la maggiore età. La "Treccani" così sintetizza: "Espressione con cui si indica la strategia politica elaborata e sostenuta, tra il 1973 e il 1979, dal Partito comunista italiano, in seguito alla riflessione compiuta dal segretario Enrico Berlinguer sull'esperienza cilena del governo di Unidad Popular di Salvador Allende. Tale strategia si fondava sulla necessità della collaborazione e dell'accordo fra le forze popolari di ispirazione comunista e socialista con quelle di ispirazione cattolico-democratica, al fine di dar vita a uno schieramento politico capace di realizzare un programma di profondo risanamento e rinnovamento della società e dello Stato italiani, sulla base di un consenso di massa tanto ampio da poter resistere ai contraccolpi delle forze più conservatrici. Essa trovò parziali applicazioni prima nell’astensione del Pci sul governo Andreotti nel 1976-77, quindi nell'esperienza dei Governi di solidarietà nazionale (1978-79), ma l'omicidio di Aldo Moro, principale interlocutore del progetto di Berlinguer, avvenuto proprio all'inizio di tale esperienza (9 maggio 1978), contribuì fortemente al suo fallimento". Oggi come lo chiameremo? Non credo che "governissimo" o "inciucio" riassumano la forma politica del "compromesso di scopo" - tento una definizione - dell'asse PD-PdL allargato ad altri attori minoritari in un mélange di diverse forme di politicamente corretto (giovani, donne, una Ministra già olimpionica, un'altra di colore, uomini degli Enti locali e tecnici "buoni"). Un moderno "manuale Cencelli", fatto di competenze e di equilibri, nato per avere l'elasticità necessaria per compensare le enormi differenze di idee e di posizioni che in Parlamento faranno scintille. Su tutti pende poi una "spada di Damocle": Beppe Grillo e una truppa variopinta di dubbiosi del "compromesso di scopo", pronti a remare contro nei passaggi delicati e nella palude della quotidiana vita parlamentare. Oltretutto esiste l'enorme incognita dell'esistenza o meno di accordi - un lasciapassare di chissà quale sorta - che riguardino Silvio Berlusconi e la sua situazione giudiziaria. A meno che - a rendere meno drammatico il percorso di guerra - i tempi della fine del Governo non siano già stati predefiniti e la clessidra non sia già lì a scandirli per fare quel poco che necessita, in particolare la legge elettorale.