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14 apr 2013

Parlare con i giovani

di Luciano Caveri

Fra le cose più divertenti della mia vita politica, c'è sempre stato l'incontro con i giovani, sotto forma di conferenze di vario genere. Lo dico perché domani sera, nell'area polisportiva di Antey-Saint-André, ci sarà il "Printemps des Jeunes", occasione di festa e di riflessione politica, alla quale interverrò. Certo le circostanze sono state, nel tempo, spesso molto diverse. Quando ero un giovane eletto. mi capitava di andare in una scuola superiore o in un'Università - ricordo una bella conferenza a Chambéry - e la prossimità d'età rendeva tutto più spontaneo ed era più facile che scattassero complicità e interesse. Lo stesso valse per l'ormai lontanissima esperienza con l'Universitè d'été della Jeunesse Valdôtaine su modello di quanto da sempre organizzano i grandi partiti francesi. Poi, com'è facilmente comprensibile, più invecchiavo e più le tecniche per creare attenzione mutavano nel tempo, anche a seconda del pubblico alla ricerca del feeling necessario affinché gli incontri funzionino davvero. È più facile parlare a ragazzi grandicelli che a studenti delle medie inferiori, per non dire dell'enorme steccato da abbattere con i bambini delle elementari, che sono straordinariamente spontanei e curiosi, ma con i quali lo sforzo nella scelta del linguaggio non è per nulla banale. Eppure quella di incontrarsi con un pubblico giovanile è una possibilità unica non solo - banalmente - di trasmissione di conoscenze, ma c'è un flusso di risposta (usando un parolone, di feedback), che sancisce o meno il successo dell'intervento e offre spunti di riflessione e una bella carica di energia, "rubata" alle nuove generazioni. Il tutto a condizione di essere comprensibili nell'esposizione e onesti negli intenti. I giovani rifuggono la retorica manifesta e gli atteggiamenti adulatori e soprattutto hanno il radar per capire chi predichi bene e razzoli male, rispetto a politiche e iniziative a favore dei giovani. Ho conosciuto tanti che cercavano di atteggiarsi ad entusiasti sostenitori dei giovani, ma che finivano per suonare falsi come Giuda o grotteschi interpreti di un giovanilismo fasullo, come dei "Fonzie" con il riporto. Credo che a questo aspetto formativo e relazionale dedicherò più tempo e mi frullano per la testa idee innovative per avere "ponti" solidi fra le diverse generazioni.