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06 apr 2013

Bande salvagge

di Luciano Caveri

Sono molto divertito, essendo costretto a letto da una sorta di "colpo della strega" e "navigare" è una delle poche consolazioni, da questa "nouvelle vague" - ormai fattasi epidemia con l'avvicinarsi delle elezioni regionali - che investe una parte della politica valdostana. Mi riferisco all'uso sistematico dell'insulto verso chi venga considerato un avversario politico attraverso quegli strumenti, ormai neppure tanto nuovi, che sono i "social media". Su questo terreno, più agevole anche per chi non è molto alfabetizzato e spesso lo si vede, non c'è bisogno di essere giornalista, esponente politico o cittadino interessato alla potenzialità partecipativa di certi media. Se c'è da tirare un cazzotto o vomitare qualcosa in molti, diversamente intelligenti, si sentono in grado di farlo e più è considerato di rango l'avversario che si incontra in Rete e più cresce il desiderio, che spesso gronda di frustrazioni, di "fargliela pagare", come se essere realmente presente su certi strumenti di comunicazione fosse una colpa e non un gesto di democrazia. Dunque non si usa nessun garbo e nessuna educazione, anzi più si è rozzi e maleducati e più ci si sente forti in certi confronti a distanza. In genere questo avviene con la copertura di un nomignolo che assicura l'anonimato, ma non mancano anche quelli che fanno gli smargiassi a viso aperto, convinti che l'uso dell'ingiuria consentirà loro di guadagnare chissà quale medaglia. Sono dei pavoni dell'improperio. E' un modo stupido e sbagliato di comportarsi, anche se chi lo fa pensa di essere abile e furbo e si fa certo più forte se fa parte di qualche gruppo a tavolino per triturare il "nemico". A parte che ci vorrebbe un pochino di cautela, perché oltre un certo livello si rischia di finire davanti a un giudice, quel che colpisce è la pochezza degli argomenti e l'utilizzo di modalità che sono più adatte a tifoserie calcistiche che alla politica. Penso, tuttavia, che a questi ignoti o scarsamente noti si debba essere riconoscenti per la semplice ragione che certi atteggiamenti danneggiano gravemente la parte politica che li utilizza. Dunque, se finite nel mirino di certe "bande selvagge", accantonato il prurito alle mani, dovete lasciar fare e anzi bearvi di certe logiche e porgere graziosamente l'altra guancia. Il tempo vi darà ragione, come ricordato con secchezza da Arthur Schopenhauer: «La malvagità, si dice, la si sconta nell'altro mondo; ma la stupidità in questo».