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12 mar 2013

Farsi da soli la "zona franca"

di Luciano Caveri

Leggi una cosa così e ti stupisci: "E' passata sotto tono la notizia che dal 24 giugno prossimo la regione Sardegna, comprese le isole minori, diverrà "zona franca". Non si capisce bene perché i vari telegiornali e le maggiori testate giornalistiche abbiano sottaciuto una notizia così importante. In ogni caso c'è da dire che questo evento per la seconda isola più grande d'Italia riveste un'importanza fondamentale sia per i residenti che per il resto degli italiani". Poi ne leggi un'altra così e passi dal dubbio allo sghignazzo: "Dal prossimo 24 giugno andare a vivere in Sardegna oppure andare semplicemente a trascorrerci le vacanze potrebbe risultare davvero conveniente. Si apprende infatti da una delibera del Consiglio regionale risalente allo scorso 12 febbraio che la Regione Autonoma della Sardegna ha stabilito l'attivazione di un regime doganale di "zona franca" esteso a tutto il territorio regionale. L'isola andrebbe dunque ad affiancare le città di Livigno, Campione d'Italia, Messina e Livorno, i porti franchi di Trieste, Venezia ed Ancona e la Regione Val d'Aosta, che godono di questo particolare trattamento". Ovvio che chi scrive quest'ultimo articolo non sa che è vero che lo Statuto valdostano prevedeva la "zona franca", ma mai è stata applicata e dunque il fatto non è vero. La deliberazione per il "caso sardo" è, invece, verissima e pure le iniziative di spinta politica annunciate dal presidente dell'Isola, Ugo Cappellacci, ma siamo di fronte ad una castronata. Mai Roma e men che meno Bruxelles potrebbero accettare nulla di simile in questa fase storica. Sembra di sentire chi in Valle d'Aosta propone buoni benzina a gogò, tablet per tutti, dice che il Casinò va bene e che "Cva" non assume gente "amica" e che le turbine cinesi per le centrali funzionano come degli orologi svizzeri. Per altro - scusate la digressione e torno al punto - mentre lo Statuto valdostano è chiarissimo sin dal 1948 - articolo 14: "Il territorio della Valle d'Aosta è posto fuori della linea doganale e costituisce zona franca. Le modalità d'attuazione della zona franca saranno concordate con la Regione e stabilite con legge dello Stato" - quello sardo è debolissimo con una frasettina smilza all'articolo 12: "Saranno istituiti nella Regione punti franchi". Pochino per una zona franca integrale, oltretutto auto-statuita, non si sa sulla base di quali poteri e competenze. Insomma non se ne parla della questione - e lo dico con dispiacere per gli amici sardi, cui ci legano l'autonomia speciale e il fatto che il grande Emilio Lussu sia stato relatore del nostro Statuto - per la semplice ragione che è un'iniziativa destinata a giacere su di un binario morto. Le strade sono più complesse che un atto come quello su cui si dovrebbe basare la rivoluzione e sfugge come si possa conciliare con un ordinamento fiscale basato su una compartecipazione ad una fiscalità che crollerebbe. Mentre spero che le nostre elezioni regionali consentano di ragionare sulla "nostra" zona franca e le sue eventuali e realistiche possibilità di farne ancora qualcosa. Ma non con una delibera puramente dimostrativa.