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22 feb 2013

Uomini, caporali, burattini e marionette

di Luciano Caveri

«Siamo uomini o caporali?». Questa frase del Principe Antonio De Curtis, alias Totò, tratta da un film degli anni Cinquanta, è diventata un classico, in questa sua formula sintetica. In realtà, però, il monologo è più complesso e deriva da parte del racconto che tale Totò Esposito fa ad uno psichiatra che deve decidere se sia o no un matto. Ecco il testo: «L'umanità, io l'ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell'ombra grigia di un'esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l'autorità, l'abilità o l'intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa! A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi. Pensano tutti alla stessa maniera!». Istruttivo anche in politica: perché in fondo i limiti del comando e il rispetto della persona sono die problemi ben presenti nella discussione sempre aperta sui limiti della democrazia. E questo riguarda anche la dignità del cittadino e la necessità di una sua resistenza alla protervia del potere quando deborda. Ecco perché all'esempio plastico di Totò vanno aggiunte - a mio sommesso parere - due categorie simili ma non sovrapponibili. Una è la "marionetta", un pupazzo che compare nel teatrino a corpo intero ed è mosso dal marionettista che lo manovra a distanza in genere con l'uso di fili, c'è poi il "burattino", pupazzo che compare sulla scena a mezzo busto, e viene mosso dal basso, dalla mano del burattinaio, che lo calza come se fosse un guanto. Il burattino, per capirci, non finge neppure: è tutt'uno con il suo manovratore, mentre la marionetta finge naturalezza ma è altrettanto eterodiretto. A voi, a vostro piacimento, occuparvi della classificazione nella quotidianità della vita.