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09 lug 2012

Il Monti che verrà

di Luciano Caveri

Ho già raccontato che a Bruxelles, nel perimetro ristretto delle Istituzioni europee, che è come un grande villaggio, mi era capitato - all'epoca della mia esperienza di parlamentare europeo - di incontrare Mario Monti. Il professore era il maître à penser della concorrenza non solo perché questa era la sua materia come Commissario, ma perché queste regole avevano in lui un difensore convinto e rigido. Questa era la sua fama: un uomo intransigente, politicamente un "moderato" o - la definizione è meno usata in Italia dove la destra è una galassia vastissima - un "conservatore".

Per cui, detto con franchezza, ha fatto tenerezza una certa sinistra italiana che si era entusiasticamente impossessata di Monti per poi, mese dopo mese, scoprire che - specie con le forbici in mano per i tagli - non hanno certo in lui un alleato delle politiche sociali. E così anche a destra, dove Silvio Berlusconi domina ancora la scena, pensando che nessuno meglio di Berlusconi può rappresentare il futuro e non per colpa sua... Il Cavaliere deve aver pensato di poter "indirizzare" il professore, sottostimando due cose. La prima e che ha il suo caratterino (lo si è visto con la bacchettata di queste ore al presidente di "Confindustria") e non è tipo da essere eterodiretto, la seconda è che la politica è come una malattia e Monti l'ha presa secca. Così ogni giorno la scelta di non candidarsi nel 2013 - regola aurea del "primo" Monti - ha lasciato posto a un possibilismo che è già una voglia. Personalmente credo che Monti farebbe male a scendere sul terreno elettorale. Basta fare un piccolo sondaggio fra i propri conoscenti per averne conferma. Io ero in mezzo ad una vasta platea quando il professore è stato ripreso in tribuna durante l'inizio di Italia-Spagna agli Europei e i fischi e gli ululati sono letteralmente esplosi. Ma in fondo questo conta poco. In quest'Italia con le toppe sul sedere, che arranca nelle ultime file per evitare il peggio, oggi - in vista delle politiche della primavera del 2013 - ci si agita per il futuro sistema elettorale. Quella schifezza del "Porcellum", che è servita a tutti i partiti per mettere in Parlamento chi i partiti hanno voluto, non ha più paternità e ognuno si gingilla sui meccanismi elettorali più disparati. Sono d'accordo che la nuova legge, che pure non investe la Valle che ha il "suo" sistema uninominale, è essenziale per evitare situazioni "di blocco". Ma va ricordato che in questa Legislatura Berlusconi con questa sistema aveva una ampia maggioranza, che si è egualmente sfaldata. Per dire che non è solo una questione di contenitore ma anche di contenuti.