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07 lug 2012

Per cortesia

di Luciano Caveri

"Cortesia" è un termine antico che viene dall'occitano. Non a caso i troubadours (Citazione: "emprunt à l'ancien occitan trobador, "celui qui trouve des vers"; du latin impérial tropus, changement de sens") sono stati definiti i poeti dell'"amor cortese" e basta citare le scritte sui muri del castello di Issogne per immaginarceli in carne ed ossa in giro per i nostri castelli a dar spettacolo. Da vocabolario dunque possiamo evocare il significato antico: "complesso di qualità che, nell'educazione cavalleresca del medioevo, costituivano una caratteristica dell'uomo di corte: Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori..." (Ludovico Ariosto). Mentre oggi siamo più prosaicamente a: "Gentilezza di modi nei rapporti con altre persone, affabilità". Più invecchio e dunque più ho girato il mondo e più mi sono convinto - lo ero già quando ero assessore al Turismo - che alla fine quella della cortesia è una chiave di lettura indispensabile dell'ospitalità turistica. Si tratta di un punto dirimente che ti consente di fare in modo che l'accoglienza abbia un valore aggiunto che non costa e che non dovrebbe aver bisogno di troppi corsi di formazione. Basta essere educati e disponibili. E' sufficiente un gesto, un sorriso, una spiegazione, una disponibilità. Mi fa sorridere delle volte l'idealtipo del montanaro, quando lo si descrive come ruvido ma corretto, introverso ma generoso e via di questo passo. Sembra di rileggere certi passaggi del "bon sauvage" di Jean-Jacques Rousseau, quando invece noi valdostani sappiamo benissimo che ognuno ha il proprio carattere e chi conosce l'"arcipelago" delle nostre vallate, simili appunto ad isole, sa che alla fine, accanto all'umanità che ci accomuna, ci possono essere tratti o costumi distintivi, ma il prototipo è un azzardo. Per cui non esistono alibi per chi non voglia essere cortese con chi viene in Valle e neppure per chi non lo è nei nostri rapporti interpersonali "intra moenia", perché la cortesia è una sola.