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06 giu 2012

Sempre sulle autostrade

di Luciano Caveri

Ho scritto più volte del nostro sistema autostradale e del fatto che, come soci di minoranza in "Sav" e "Rav", contiamo come il "due di picche" e la stessa autonomia speciale sembra non agire su queste strade che pure, sino a prova contraria, si trovano sul nostro territorio. Eppure chi stipula le convenzioni – data di conclusione delle concessioni in corso fissata al 2032, che per un contratto è una bella durata... - è "Anas" e chi vigila è sempre "Anas", che mai ha dimostrato gran coraggio e interventismo sui due monopolisti autostradali italiani, Benetton e Gavio. Chi pensa di comprare l'autostrada cozza contro l'evidenza che il prezzo lo farebbero loro e sarebbe stratosferico e poi fra vent'anni, comunque sia, la Regione - anche se proprietaria delle strutture - dovrebbe fare una gara per l’affidamento. Un bel "cul de sac" da cui non è facile uscire.

Eppure i periodici rincari, che continueranno perché il "tassametro" è insito negli accordi convenzionali e i privati che le hanno ottenuti non sono dei "carmelitani scalzi", stanno diventano sempre più impossibili, malgrado le formule di sconto per i residenti. Tant'è che la strada statale 26 sta subendo un aumento di traffico palpabile, che i dati - sempre se "Anas" ce li ha ancora - potrebbero confermare con facilità, ma un segno tangibile sono le code dei "pendolari" che hanno dovuto rinunciare alla ben più veloce, ma ormai inavvicinabile, autostrada: e per favore, almeno sulla tratta locale della ferrovia, non tiriamo fuori la solfa della ferrovia, perché i tempi di percorrenza in Valle sono accettabili e il materiale rotabile digeribile, tenendo anche conto del costo ridicolo degli abbonamenti. Certo - ovvia constatazione - tutto è migliorabile. Torniamo all’autostrada ed al senso di impotenza rispetto al quale, se teniamo alla nostra autonomia speciale (come per il treno che per ora, non per colpa della Regione, ma dei ritardi romani, è nelle mani dello Stato e di nessun altro), bisogna reagire non ritenendo concepibile che, come soci di minoranza, si sia "cornuti e mazziati". Io ritengo, tolta la scelta ripetitiva della raccolta di firme e delle manifestazioni locali di chi si sta "tirando" la campagna elettorale per uno scranno in Regione (che non fa mai schifo), il dato forte dovrebbe passare attraverso una trattativa con lo Stato e con l'Unione europea. Cominciando dal livello più alto, cioè Bruxelles, bisogna convincere le autorità comunitarie da un parte che siamo di fronte ad una posizione dominante delle società autostradali in Italia che viola il principio di concorrenza (cosa che fanno anche con gli appalti "in house", una dei meccanismi di guadagno in barba al mercato). Bilanci alla mano e tariffe applicate fra i denti, è facile dimostrare all'Europa che non esiste più nessuna logica nei prezzi applicati a tratte stradali brevi ma care come il fuoco e non ci può approfittare così dei poveri cittadini. Compresi gli altri europei che transitano su un tratto della "Rete Transeuropea" e dunque i costi sono un problema comunitario e non solo dei poveri valdostani spennati. L'altro interlocutore è lo Stato e la battaglia non può essere che condotta dalle Regioni alleate fra loro, sapendo che, pur essendo il nostro un "caso limite", sono tanti e crescenti coloro che trovano insopportabile che ci sia chi, quotidianamente, lucra su un "servizio di interesse pubblico" quale la viabilità, che deve garantire quel diritto alla mobilità che è una caposaldo. Capisco che i percorsi immaginati non sono per nulla semplici, ma sono meglio della arrabbiatura sterile o delle solite campagne di mobilitazione "usa e getta".