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04 apr 2012

La polemica se serve è per migliorare

di Luciano Caveri

Della riforma delle strutture regionali, partendo dal vertice e cioè dai dirigenti preposti, non abbiamo mai parlato al Gruppo dell'Union Valdôtaine o in maggioranza, perché immagino che si sia ritenuto - a torto o ragione spetta a voi giudicare - che l' "apparato" e gli aspetti organizzativi siano più propriamente in mano all'Esecutivo. Come si suol dire: onori e oneri. Non ho dunque elementi precisi sulle ragioni delle scelte operate su settori di competenza e sulle figure prescelte nei gangli vitali dell'amministrazione della Regione. Anche se, per i lavori svolti in precedenza, magari qualche cosa da dire, sommessamente, l'avrei pure avuto, perché ogni decisione assunta finisce per avere un carattere politico e anche nella modellistica si riflette la personalità di chi decide. Contesto solo l'idea che chi aveva tracciato organizzazioni precedenti lo avesse fatto con una logica "sprecona", cui si contrappone ora una logica "risparmiosa" o - analogo parallelo - che si sostituisca "efficientismo" a "lassismi" di chi c'era prima. Capisco che ognuno si autopromuova, io stesso lo faccio, ma ci vuole quel pizzico di buongusto di non sputtanare i predecessori - specie del proprio partito - e anche evitare di dipingere di "nuovismo" quanto, per anagrafe e per curriculum, non è proprio fresco di bucato. Comunque sia, è chiaro che i tempi cambiano e le sfide del cambiamento - fra spinte d'innovazione e risparmi necessari - va affrontata senza tentennamenti e se la polemica serve è solo per migliorare. L'ho già scritto: in fondo la sfida europea di immaginare l'Unione del 2020 è un modello criticabile perché si progetta un mondo che ci cambia sotto i piedi, ma non si può neppure pensare che le grandi scelte abbiano solo un valore materiale. Ecco perché se qualcosa di utile potrà venire dalla campagna elettorale per le elezioni 2013 è capire, dietro ai programmi facili da scrivere, quale Valle d'Aosta del futuro ci aspettiamo.