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11 feb 2012

Contro l'oblio

di Luciano Caveri

«Nous plaçons régulièrement la classe politique sous le plancher de la cave dans notre estime collective, et au bout du compte, nous allons tout de même courir la réélire». Così ha scritto argutamente il giornalista québécois Jean Dion, descrivendo un fenomeno che lascia stupefatto anche chi, come chi vi scrive, pratica la politica da molti anni e si considera del mestiere.  Esiste da sempre, prima prevalentemente nei bar e oggi nella loro versione elettronica che sono in parte i social network, una logica da "tiro a segno", che si è trasformata in una gragnuola di colpi verso i politici, che sembra poi destinata a sparire quando si viene al dunque. Non incito, in una chiave che suonerebbe autolesionista, alla rivoluzione con ghigliottina conseguente, ma osservo che esiste davvero una schizofrenia che attraversa la storia della Repubblica e pure, nel piccolo, quella della nostra Regione autonoma. Basta guardare e studiare i curricula e certi andamenti elettorali che mostrano andamenti sospetti. Se è vero, infatti, quel che diceva il rimpianto comico francese Coluche e cioè che «le plus dur pour les hommes politiques, c'est d'avoir la mémoire qu'il faut pour se souvenir de ce qu'il ne faut pas dire», è altrettanto vero che - almeno alle nostre latitudini - la memoria difetta anche in certi elettori (parlo dei voti "puliti" non di quelli "comprati" a vario titolo), che sembrano essere i primi a vivere in una sorta di oblio fatto di impunità e perdonismo, che spinge l'eletto già "macchiato" alla reiterazione. Questo ci obbliga ad interrogarci attorno alla democrazia, quando diventa compravendita del dare-avere o, peggio ancora, esercizio di voto distratto, basato su sensazioni e simpatie e non su meccanismi di scelta ragionevoli e motivati. Bisogna prenderne atto senza drammatizzarne le conseguenze. Ma questo presuppone poi, certo in chi se l'è cercata, di evitare il mugugno, termine onomatopeico di origine genovese derivato da chi si lamenta rumorosamente. Concludo, tuttavia, con ottimismo: noto che sempre più alla lamentazione si sostituisce la consapevolezza, che è un passo avanti.