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13 gen 2012

Il quadro complesso delle autostrade

di Luciano Caveri

La Stella Alpina propone che la Regione compri le autostrade che si trovano in Valle d'Aosta a beneficio, in particolare, di vantaggi tariffari per i residenti. La questione non è semplice dal punto di vista giuridico, ricordando - come dato di partenza - che il proprietario dell'infrastruttura è oggi lo Stato. E per l'esercizio delle infrastrutture (dette a pedaggio per distinguerle da analoghe infrastrutture gratuite gestite da "Anas") lo Stato si avvale di concessionari autostradali, che sono società di diritto privato cui lo Stato ha affidato il compito di costruire e gestire le autostrade e riscuotere il relativo pedaggio per il transito. Nel caso valdostano c'è la "Sav S.p.A. - Società autostrade valdostane" che è la concessionaria - con un primo atto risalente al 1963 - dell’autostrada "A5" Quincinetto - Aosta e del sistema tangenziale di Aosta (compresa quella galleria verso il Gran San Bernardo che ha reso problematici i bilanci). Chi decide è un privato: il "Gruppo Gavio", azionista di maggioranza. Scadenza della concessione, mai soggetta a gara (per l'ultima volta ha precisato la Commissione europea), è il 2032. Idem per la "Rav SpA - Raccordo autostradale Valle d'Aosta" - nata con lo scopo di progettare, realizzare e gestire il raccordo autostradale fra la città di Aosta ed il Traforo del Monte Bianco con una concessione ufficializzata nel 1988. Chi decide è il "Gruppo Benetton", che è socio di maggioranza avendo acquisito dal pubblico - con la privatizzazione di "Autostrade" - il controllo del Traforo del Monte Bianco, che ha partecipato alla nascita di "Rav" Se la Regione dovesse subentrare allo Stato in cambio di una cifra difficile ora da quantificare e qualora ci fosse la volontà di vendere, ci si troverebbe comunque le autostrade già concessionate per i prossimi vent'anni con regole già stabilite, compresi gli aumenti tariffari periodici. Nel 2032 la Regione, se proprietaria, dovrebbe comunque bandire una gara europea per l'esercizio delle autostrade. Vi è l'ultima ipotesi: quella di un acquisizione delle due società concessionarie, comprando in tutto o sino a raggiungere la maggioranza le azioni dai soci privati oggi "decisori", e ciò immagino che avverrebbe, se i privati fossero d'accordo a cedere, a costi esorbitanti. Tutto sarebbe diverso se in Italia si prendesse atto - in una logica di discussione sugli esiti delle liberalizzazioni "all'italiana" - che il duopolio "Gavio-Benetton" crea una situazione contraria ai principi di concorrenza, aggravata da meccanismi di gara per i lavori da effettuare sulle autostrade che alimentano le stesse società dei due gruppi (Benetton gestisce anche buona parte degli autogrill). Un business colossale che sicuramente merita attenzione e inserisce le nostre autostrade «care come il fuoco» in un sistema complesso non riconducibile al solo interrogativo locale "comprare o non comprare?", ma nel quadro di un dibattito su che cosa valga la pena di mantenere al pubblico con principi di gestione efficaci e non speculativi.