Basta guardare il filmato del congresso provinciale di Varese della Lega per capire che siamo alla vigilia ormai di "rotture" clamorose nel "Movimento padano". Non sono tanto le urla, gli strepiti, le dichiarazioni rabbiose a colpire, quanto la faccia terrea, l'eloquio ancora più affannoso, il nervosismo di fronte all'imprevisto di un Umberto Bossi malato, che, se gli volessero davvero bene, non andrebbe più posto in situazioni così difficili e stressanti. Che resti combattivo lo si è visto ieri dal dito medio elegantemente esibito con la dichiarazione: «Tosi è uno stronzo che ha portato in Lega i fascisti, cosa che non potrà essere tollerata a lungo»'. La reazione segue le parole di Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, che intervistato da "La Zanzara" su Radio24 aveva detto: «molti deputati in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco». Dichiarazioni chiare e penso assolutamente veritiere, malgrado il tentativo successivo di dire di essere stato equivocato. La Lega lombarda nacque nel 1982, dopo l'esperienza nel 1979 di candidatura di Umberto Bossi nella lista "Federalismo-Europa" per le elezioni europee, capeggiata e voluta dall'Union Valdôtaine. Nello statuto del partito si nota la ricopiatura del modello unionista d'allora, che era poi quello che l'UV aveva preso e rimodellato dal partito per eccellenza, quello comunista. Bossi è stato da quel tempo ad oggi leader unico e lo svilupparsi dei partiti personalisti da una ventina d'anni a questa parte ha fatto della Lega, diffusasi in altre Regioni con un ruolo politico sempre più grande sino a decidere oggi della vita o della morte del Governo Berlusconi, un partito con la caratteristica nefasta di essere capeggiato da un solo padre-padrone. Un modello che in democrazia non regge e fa corrispondere troppo il destino di un partito ad una sola persona e ai suoi capricci e umori. Oggi siamo così alla resa dei conti e se avverranno espulsioni o scissioni molto cambierà nella politica italiana e ciò fa parte, in fondo, della fine del berlusconismo. Un giorno capiremo se ha ragione chi in questi giorni ha ripreso sui giornali quel fatto di cui tanto si parla da tempo e cioè che Silvio Berlusconi, aiutando la Lega indebitata nell'improvvida nascita di una banca, l'avrebbe "salvata" mettendo i soldi necessari nel 2001, ottenendo in cambio un'alleanza di ferro e soprattutto la titolarità del simbolo leghista, il celebre Alberto da Giussano. Leggenda metropolitana o verità?