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06 giu 2011

L'oblio sulle feste civili

di Luciano Caveri

Domani "Festa (anniversario) della Repubblica". Una festività nata ovviamente nel dopoguerra e "spostata" sulla domenica nel 1977 per poi "rivivere" autonomamente dal 2001 per dare lustro ad una data che è legata alla scelta, effettuata dagli italiani il 2 e 3 giugno del 1946, di "bocciare" la Monarchia e far nascere, per contro, la Repubblica. Scelta meritoria, pensando al ruolo nefasto sotto il fascismo della monarchia sabauda e decisione inoppugnabile, quella avvenuta in Valle d'Aosta come nel resto del Nord, con 28.516 favorevoli alla Repubblica e 16.411 favorevoli alla Monarchia. Dopo le elezioni comunali di qualche mese prima, il referendum era stato caratterizzato dalla partecipazione alle urne delle donne, escluse sino ad allora dal voto. Quando si discute di una festa nazionale "fissa" per ricordare i 150 anni dell'unità d'Italia, dopo la festività "usa e getta", fissata quest'anno il 17 marzo, credo che ci si dimentichi che la festività di domani basta e avanza. C'è da chiedersi, semmai, le ragioni per le quali c'è stata una sorta di esaltazione del 17 marzo (la cui scelta, come ho già avuto modo di scrivere, è storicamente dubbia), mentre delle festività esistenti - compreso il giorno della Liberazione, il 25 aprile - ci si interessa poco. Come noto, l'aspetto celebrativo della festa di domani e simili ha un impatto popolare basso - sarebbe utile capire con un sondaggio quanti ne conoscano le esatte origini - e piuttosto ha caratteristiche eccessivamente legate all'ufficialità, venendo così meno quell'adesione emozionale e sentimentale che renderebbe certe feste davvero vissute. So bene che questo è un problema serio anche per la "Festa della Valle d'Aosta" del 7 settembre.