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12 mag 2011

Adunata a Torino

di Luciano Caveri

Che gli alpini sfilino per le vie del centro di Torino, per la loro adunata, è come un pisello nel suo baccello. La "capitale" del Piemonte è uno dei centri nevralgici dell' "alpinità", che è un insieme di tanti elementi: senso di appartenenza, fierezza delle origini, tenacia sui campi di battaglia e nel volontariato, voglia di far festa sino all'ultimo bicchiere. Ho avuto l'onore, a Bassano del Grappa nel 2008, di sfilare, pur non avendo fatto la naja, come presidente della Valle d'Aosta, quale segno di riconoscimento e simpatia della comunità che rappresentavo e aggiungo, immodestamente, che avevo le carte in regola per farlo, avendo anche seguito con assiduità i problemi delle truppe alpine nel corso della mia attività parlamentare.   Per qualche centinaio di metri ero stato accompagnato nella sfilata - kermesse che non ha davvero eguali - da mio figlio Laurent, allora dodicenne, che ricorda ancora oggi con emozione quei momenti. Spiace che una stupida polemica, avvicinandosi allora le elezioni regionali, avesse in parte rovinato quella bella giornata, iniziata in mezzo agli alpini valdostani che attendevano di sfilare in un clima simpatico e accogliente. Ma, per fortuna, il tempo consente di ricordare solo le cose belle e di accantonare i dispiaceri. Finita la leva obbligatoria e con un numero irrilevante di volontari valdostani che scelgono la professione militare, l'"esercito" dei nostri alpini è destinato ad un lento ma inevitabile declino di cui non si può far altro che dolersi, visto il ruolo forte che gli alpini in congedo hanno avuto e hanno ancora nei Comuni della Valle.