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09 gen 2011

La sfortuna ci vede benissimo

di Luciano Caveri

La "dea fortuna" è cieca. Ricordo che per alcuni anni, a beneficio di una clientela del "Casino de la Vallée" che la insegue per le vincite al gioco, furono realizzate - con l'apporto di artisti di significativo livello - diverse statuette rappresentative della fortuna e in genere viene proprio ritratta come una giovinetta dagli occhi bendati. La quotidianità conferma il detto e all'inizio dell'anno ci si dovrebbe pensare, scorrendo, alla ricerca di conferme, la cronaca di ogni giorno e quel non so che di imponderabile. Una "spada di Damocle", se vogliamo ricordare uno straordinario racconto moraleggiante di Cicerone con quella spada affilata appesa ad un esile crine di cavallo che pende minacciosa pronta a cadere sulla testa con esito mortale... Pensate, a titolo esemplificativo, a quel francese diretto ieri sera verso l'imboccatura del traforo del Monte Bianco con la sua auto, morto in seguito alla caduta di un masso sulla sua vettura. Casi del genere possono essere raccontati in infinite versioni e raccontare delle sfortune altrui è un modo comune per esorcizzare le proprie. La sfortuna - dice un caustico detto popolare - ci vede benissimo.