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24 nov 2010

Il garibaldino "aostano"

di Luciano Caveri

Curiosando su Internet, avevo notato il posto sul blog di Gaetano Lo Presti, che raccontava di come Remy e Vincent Boniface dei "Trouveur Valdotèn" avessero interpretato due "garibaldini", naturalmente musicisti, nel film "Noi credevamo" di Mario Martone che racconta dei "Mille" di Garibaldi e che è uscito in queste ore nelle sale e che mi riprometto di andare a vedere. Gaetano commentava come nessun valdostano fosse stato una "camicia rossa" di Garibaldi ed era una convinzione che condividevamo. Infatti quando abbiamo discusso con Stefano Viaggio, il regista "Rai" che si sta occupando di alcuni aspetti dei 150 anni dell'Unità d'Italia, mai avevamo pensato a questo aspetto, mentre lui - per un programma rievocativo - si sta concentrando sui caduti valdostani nelle diverse guerre d'Indipendenza. Per curiosità sono andato a vedere l’elenco dei famosi "Mille" e scopro una cosa che non sapevo: risulta infatti - numerato al 328esimo posto dell'elenco - Giacomo Costa di Domenico, nato a Rovereto (Tirolo) il 23 luglio 1834, residente ad Aosta, mugnaio. Altrove rinvengo anche la data di morte, avvenuta ad Aosta il 2 giugno del 1881. Naturalmente Rovereto era all'epoca, sia della nascita che della morte, austriaca e dunque Costa era austriaco. Non ricordo di aver letto nulla di questo Costa e aggiungerei che sfugge pure, a meno di miei errori, alla toponomastica della città di Aosta. A rendere più misteriosa la questione - che poi magari a qualche lettore risulterà facile da spiegare - risulta un documento sulla partecipazione dei trentini al processo di unificazione italiana, che dice: "all'alba del 6 maggio 1860, sui piroscafi "Piemonte" e "Lombardo", salpati dal fatale scoglio di Quarto, vi erano coi "Mille" di Garibaldi i trentini (…) Domenico Toller detto Giacomo Costa". Chissà che, a ricordo di questo personaggio e anche su questo mistero della doppia identità, qualcuno non possa venirci in soccorso. Da parte mia vedrò che cosa si potrà scoprire di altro, dopo un secolo e mezzo da quegli avvenimenti.