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07 set 2010

Contro la normalizzazione

di Luciano Caveri

Nella caotica situazione politica e istituzionale italiana, credo sia ora, adesso come sempre, di capire dove vogliamo andare come valdostani. Mio zio Séverin Caveri temeva che l'autonomia speciale - i cui limiti gli erano ben noti sin da subito - operasse come "endroumia", cioè una sorta di addormentamento delle coscienze. Oggi lasciarsi vivere sarebbe una scelta stupida: tutto in Italia è in movimento per andare chissà dove, il centralismo politico-amministrativo sta tornando prepotentemente, lo pseudofederalismo sembra operare come una diminuzione programmata delle nostre risorse finanziarie come escamotage per ridurre funzioni e competenze, che mira a ridicolizzare l'autogoverno. Esempio lampante di questa scelta è l'ultima invasiva Finanziaria umiliante per le Regioni e ancor di più per le autonomie speciali e la prossima puntata sarà la batosta del federalismo fiscale e incombono scelte europee, come il nuovo patto di stabilità e il futuro dei fondi strutturali, in un momento in cui il peso dell'Italia in Europa è bassissimo e anzi certi ridimensionamenti della democrazia locale sono funzionali al ritorno del centralismo a Bruxelles come a Roma. Nella filosofia "tutti autonomisti" (che sembra rendere uguali tutti i partiti, con evidenti forme di travestitismo o di frode in politica), il messaggio federalista valdostano e le speranze di maggiori spazi di libertà si annacquano e la normalizzazione incombe «e il naufragar m'è dolce in questo mare». E' ora di ripartire dal patrimonio di idee e pensieri del "nostro" federalismo non inteso come una nostalgica logica rievocativa o come una fissità museale, ma come sveglia contro il soporifero e ipnotico tran tran che cela proprio l'inquietante normalizzazione.