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26 lug 2010

Che furbi, i furbi...

di Luciano Caveri

I "furbi" prosperano a detrimento di chi si comporta correttamente e rispetta le regole e naturalmente l'aspetto grave sta nel fatto che pensino davvero di essere furbi. L'altro giorno, in coda per un impressionante "bouchon" di auto di vacanzieri al traforo del Monte Bianco, lato Chamonix, mi sono sopportato chi, senza rispettare la coda, tentava improbabili sorpassi in barba a coloro che, in modo ligio, aspettavano il loro turno. Nell'ultimo volo aereo mi sono sorbito i soliti che hanno cercato, dovendo fare il check in, di "tagliare" la coda e saltare chi attendeva senza nessuna utilità, visto che lo stesso aereo parte per tutti alla stessa ora. "Furbo" è chi occupa la sdraio in spiaggia nella classica "guerra da club", lasciandoci sopra un oggetto che fa da segnaposto tipo una pinna, un giornale, un libro e si appalesa ore ed ore dopo. "Furbo" è chi entra nel wi-fi del vicino di casa per navigare in Internet o si posteggia nei posti riservati ai disabili in auto, invocando che «non ce n'erano in giro»... Scriveva Giuseppe Prezzolini: "l'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione".