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20 lug 2010

La forza del nasone

di Luciano Caveri

I cinque sensi tradizionali sono la vista, l'udito, il gusto, il tatto e l'odorato. Ognuno ha modo di valutare la performance personale dei "propri" sensi. Personalmente sulla vista sorvolerei, in un bizzarro equilibrio fra miopia e presbiopia, che mi consente di sfottere i miei coetanei in difficoltà sui caratteri minuti, ma chissà per quanto ancora... Sull'udito, vittima in gioventù di fischiacci radiofonici da "effetto larsen", son già vittima di sfottò familiari da... amplifon. Sul gusto considero un buon livello, forse frutto dell'ereditarietà del nonno Emilio che conosceva i segreti dell'olio d'oliva. Sull'odorato il nasone serve, eccome. Raccoglie puzze e odori e li collega a fatti, ricordi, persone, episodi, oggetti. Viene in mente quel personaggio tragico di Jean-Baptiste Grenouille ne "Il profumo", il romanzo di Patrick Süskind da cui è stato tratto anche un film. C'è quella bella frase nel libro che dice: "Gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all'orrore e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi ai profumi. Poiché il profumo è fratello del respiro".