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08 apr 2010

Il timbro postale

di Luciano Caveri

I giornali di partito, nelle gravi difficoltà dell'editoria scritta, sono una crisi nella crisi. Dopo anni gloriosi, le vecchie testate sopravvissute - grazie ai soldi pubblici, sin che durano - sono sfinite di fronte ai cambiamenti della società e spostarle sul web, con edizioni online uguali a quelle di carta, non ferma il declino. Mi è rimasta su "Le Peuple", il settimanale dell'Union Valdôtaine, una piccola pillola in prima pagina: si tratta di "Fin de citation", cioè una citazione di qualche personaggio famoso cui aggiungo di mia penna un breve contrappunto. Vi assicuro che la ricerca è impegnativa ma divertente e trovo ogni tanto qualche benevolo lettore che, incontrandomi o via mail, commenta il contenuto di una coppia fatta di citazione più commento e per chi scrive è sempre un piacere. D'altra parte scrivo con regolarità sul "Peuple" da più di vent'anni tra articoli vari, "Calepin" e in passato anche degli editoriali. Oggi gli editoriali li leggo per informarmi sull'esatta linea politica del mio movimento. In passato - con le complicate procedure previste da modelli democratici - si sceglieva la linea politica e poi si facevano gli editoriali, ma si vede che sono démodé perché oggi si indica la linea prescelta sul giornale di partito e gli organi statutari ne discutono ex post, tipo mettere il timbro postale su di una lettera già scritta. È il decisionismo, ragazzi.