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30 nov 2009

Copenaghen

di Luciano Caveri

Copenaghen, nel summit sul clima dei prossimi giorni, diventerà la capitale mondiale dell'indecisione. Lo scenario del problema per noi è chiaro e visibile: i nostri ghiacciai stanno arretrando e, per quanto queste "creature" di ghiaccio abbiano una capacità d'adattamento (da bianchi diventano neri perché il ghiaccio finisce sotto i detriti), se va avanti così scompariranno in poche decine di anni. Prima ciò colpirà i ghiacciai più piccoli e poi i più grandi, prima scioglieranno quelli a quota più bassa e poi quelli a quota più alta.

Le nostre montagne saranno un misto fra Pirenei, Appennini e Dolomiti: il biancore delle alte quote sarà un ricordo. D'altra parte chiunque frequenti l'alta montagna ha visto in questi anni aumentare le zone di "sfasciume", fatto di sassi, ghiaia, roccioni che cambia ampie zone, dando ai panorami una dimensione lunare. Per altro, la sostanza impressiona ancora di più. Finito il periodo di fusione, avremo problemi di acqua in tutti i suoi usi: potabile, agricola, a uso idroelettrico. Lo sci avrà diversa stagionalità, salendo più in alto, come già sta avvenendo e fare la neve artificiale, con il ridursi delle riserve idriche, sarà più difficile. Le montagne, con il venir meno anche della parte ghiacciata del terreno nota come "permafrost", saranno più fragili e dunque i rischi di frane, colate di fango e altri disastri aumenteranno. Sarà pur vero che questa forbice "caldo-freddo" nelle temperature, "allungamento-accorciamento" dei ghiacciai è stata la normalità nelle "ere" che si sono succedute e a cui, da quando la Valle è abitata, gli abitanti si sono adattati, seguendo i cicli climatici che si trovavano a subire. Ora però siamo consapevoli, con studi e ricerche, di cosa sta avvenendo e, fra scettici e entusiasti sul ruolo dell'umanità e dei suoi comportamenti su questi cambiamenti, si rischia l'impasse decisionale. Personalmente, pur tra molti dubbi, penso che questa volta il Pianeta non stia facendo da solo e lo sviluppo rapidissimo dei secoli passati e di questi ultimi decenni abbia avuto conseguenze nell'"aiutare" il riscaldamento globale, magari con un piccola percentuale ma ciò ritengo sia avvenuto. Mi sembrerebbe naturale, al limite per un uso ragionato del principio di precauzione, assumere alcune misure intelligenti, che non elenco perché ampiamente rinvenibili nelle proposte europee in vista del summit, per vedere se questo aiuta a bloccare e invertire fenomeni palesi come quello dei ghiacciai. Ma a Copenaghen regnerà, come dicevo, l'indecisione, che è la peggiore delle cose.