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20 ago 2009

CasaPound ad Aosta

di Luciano Caveri

Ho sempre ritenuto l'antifascismo una parte fondamentale della mia formazione culturale. Ma, ciò detto, ho sempre trovato che ci sia un "antifascismo da operetta" pronto ad indignarsi e ad accendersi come un cerino a detrimento dei problemi veri, che ci sono in un Paese dove il fascismo ha lasciato continuità da brivido e dove i terroristi neri hanno ucciso senza pietà per poi rifugiarsi, non tanto maschiamente, nella cultura italiana del perdonismo piagnone del «teniamo famiglia». Non mi convincono, tuttavia, le vibranti dichiarazioni contro l'annuncio della possibile nascita ad Aosta di una sede di "CasaPound", un'organizzazione di evidente stampo fascista. Consiglio la visita al sito ufficiale, dove si trova il programma dell'organizzazione. In un italiano zoppicante e degno di essere letto e doppiato dalla voce stentorea di un "Film Luce" del Ventennio, si trova una miscellanea confusa e indigesta di fascismo sociale. Si va dalla riconquista nazionale all'Europa autarchica, dallo schiavismo anglosassone alla mobilitazione per evitare che l'Italia diventi un «popolo di barboni», dalla valorizzazione del Diritto Romano all'auspicio che l'Italia si doti di arma nucleare. Tralascio altre amenità di questo genere, che mostrano una pochezza di contenuti e un insieme di slogan privi di fondamento. Che se la aprano - se ce la faranno - questa "CasaPound" ad Aosta, perché affonderanno nel ridicolo.