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31 lug 2009

I voltagabbana

di Luciano Caveri

L'Italia - e in questo la Valle d'Aosta è italianissima - è il Paese dei voltagabbana: leggete le biografie di molti dei dirigenti dei partiti di destra, sinistra e di centro e ne vedrete delle belle per non dire degli "intellettuali" e dei valvassini - anche nella tanto esaltata società civile - che zigzagano come i rimpianti atleti della "valanga azzurra" di sci alpino. Comunisti scivolati a destra, laici diventati cattolici integralisti, fascisti slittati al centro, libertari diventati reazionari, reazionari trasformati in libertari, extraparlamentari diventati parlamentaristi e tornati extraparlamentari, antidivorzisti divorziati, mangiapreti convertiti all'ultimo respiro, sindacalisti diventati manager, manager che annusano il vento come degli skipper e via di questo passo. Il mondo autonomista è in questo senso meraviglioso tra aggregazioni e disaggregazioni, apparizioni e scomparse, amori ed odi che fanno impallidire i rivolgimenti di "Beautiful" o di soap opera analoghe, spesso tutto ciò è ben celato sottotraccia e con un embrassons-nous d'apparenza.

In altri Paesi e anche da noi un tempo, il voltagabbana si vergognava e spariva dalla vita pubblica, mentre in Italia e anche da noi ormai ogni pentimento o, come si diceva un tempo, ogni trasformismo è una resurrezione ed è accolto come un eroe dalla nuova famiglia che lo esibisce come un santino. Chi non è movimentista è un cretino e soprattutto «non è di mondo». E spesso «vai dove ti porta il portafoglio». In Valle si direbbe «vai con chi ti dà un buco in una partecipata», specie in età avanzata per una crescente gerontocrazia, che fa pure rima. D'altra parte non cambiare talvolta è dura, quando ti accorgi che, pur stando tu fermo nelle tue convinzioni, vedi un mondo fluttuare attorno a te e casa tua non è la più la stessa e viene abitata da personaggi che metteresti volentieri alla porta. E dunque che fare? Star lì chiusi in uno sgabuzzino, en attendant, oppure scappare di casa, lasciando un pezzo del tuo cuore? Difficile dire e bisogna pure essere cauti a scriverne, perché poi ti potrebbe essere rimproverato se a cambiare dovesse essere chi oggi, come sto facendo io, sul tema filosofeggia. Meglio sarebbe sempre non scrivere, neppure usando i pizzini da "post-it", preferendo l'oralità: "scripta manent, verba volant". Un uso della voce che - con il manuale dello "007" - prevede di accompagnare, nelle fantasia di alcuni, i colloqui importanti con l'addendo di uno sfondo musicale non per maggior gradevolezza, come si potrebbe pensare ingenuamente, ma perché la radiolina di sottofondo dovrebbe servire a rendere meno performanti le registrazioni di eventuali intercettatori, che dovrebbero tuttavia, in un caso del genere, essere fermi a tecnologie assolutamente artigianali. Il voltagabbana passa di fiore in fiore e sugge da ognuno di loro e il suo miele è naturalmente millefiori. Bisognerebbe farne un elenco e pubblicarlo in occasione della "Festa della Valle d'Aosta", magari avendo l'accortezza di cambiare il nome del Patrono da San Grato a San Ingrato, patrono dei voltagabbana.