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25 mag 2009

La tratta dei disperati

di Luciano Caveri

Nel gran parlare del flusso dei disperati dei "barconi" all'assalto dell'Occidente, mi pare che manchi un tassello. Questi clandestini, che lasciano Paesi un tempo ipocritamente descritti come "in via di sviluppo" e che in realtà sono sempre più poveri e privi di elementari principi democratici, sono anzitutto le vittime di organizzazioni criminali che si arricchiscono con i dolori e le speranze altrui, spesso facendoli finire in pasto ai pesci o, come avviene ora, destinandoli persino ad una andata e ritorno grottesca nei suoi meccanismi che non stroncano il traffico. Sarebbe bene che su questo punto, fra le mille divisioni che si evidenziano sulle misure per rispondere a questa tratta di esseri umani, ci fosse una vera reazione internazionale o almeno europea, cercando i responsabili.
Mettere in galera chi specula sulle disgrazie dei poveri del mondo e li carica sulle imbarcazioni verso un improbabile Eldorado sarebbe almeno un segnale. Risolvere il problema vuol dire, ma ci vorrebbe ben altro spazio, riflettere sul rapporto Nord-Sud.