Dicono di noi
Non mi stupisco di trasmissioni come "Ballarò". La logica è la solita: arrivano gli inviati, che non sanno un tubo e sono imbevuti di pregiudizi e con la licenza di uccidere. I servizi sono montati con malizia, senza repliche e in studio si invitano solo accusatori che ti danno in testa.
Questo è il destino della nostra Autonomia speciale, rappresentata con lenti deformate, che ci rendono ridicoli come fenomeni da circo. La storia e le istituzioni non c'entrano: senza alcun rispetto si finisce in un tritacarne. Venghìno, signori, venghìno!
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Commenti
Chissà come mai..
si parla a sproposito sempre di noi, dell'Alto Adige e poco o nulla della Sicilia (ad esempio) dove ne fanno di cotte e di crude!
Facile parlare senza essere informati ma Giovanni Floris su questo ci ha marciato più volte.
Allarme!
Se non sbaglio, oggi il Presidente della Regione, Augusto Rollandin è a Roma per la Conferenza Stato-Regioni. Come da lui stesso annunciato in Consiglio, non mancherà di chiedere spiegazioni, non tanto per il contenuto della trasmissione della terza rete (deprecabile), quanto se corrisponde al vero quello che sembra voler essere l'intendimento della destra e della sinistra che udite udite sono alleate contro i "cattivoni" delle speciali!
Davvero non so più cosa pensare... contestano i soldi che arrivano nelle casse regionali, dimenticando che è l'Amministrazione regionale stessa che provvede alle spese di pagamento per servizi "di Stato" come ad esempio il catasto, la sanità e le funzioni prefettizie.
Oggi...
sono stato attaccato verbalmente da un cliente che mi ha apostrofato «Adesso è ora che anche voi valdostani la smettiate di rubare i soldi...»
Era dalla sera di "Ballarò" che fremevo, avevo sopito un po' la cosa con una email alla redazione, con lui mi sono sfogato. Non pensate a ira incontrollata ma gli ho spiegato con dei chiari esempi che l'amministrazione paga e gestisce direttamente i servizi e che poi, ovviamente, l'insegnante e altri risultano dipendenti regionali.
La risposta? «Mi scusi, dalla trasmissione avevo capito che c'era un grande palazzo pieno di dipendenti regionali». Bene! Bravi! Effetto voluto centrato in pieno!
Hanno chiacchierato anche di Carema. Ne approfitto per fare un grande complimento anche al sindaco di Carema. Ha avuto la sua opportunità di parlare, non solo a Pont-Saint-Martin in dibattito, di affinità culturale, di «parliamo lo stesso piemontese», siamo stati nello stesso territorio... Dall'intervista è scaturita una grande richiesta di denaro.
Ma io sono un mal pensante: era cultura numismatica, sicuramente.
Spero che il Presidente Rollandin abbia ruolo nelle richieste fatte al Ministro Fitto. Ma se tanto mi da tanto...
Le espressioni, da querela più che di dialettica politica, di Calderoli erano eloquenti. E non accetto il fatto che «quelli della Lega parlano così».
Adesso parlano così, quando erano più piccoli e neri cercavano parenti in giro per il nord. Ma questo, forse, è un tempo lontano.
Commissione Paritetica.
Apprendo che finalmente il Governo procederà con la nomina dei suoi componenti in seno alla Paritetica. Sarà un vero e proprio terreno di battaglia dove l'esperienza e l'abilità di Luciano sarà componente essenziale per difendere, tutelare e respingere gli attacchi arroganti di uno Stato centralista, prepotente e "fuori strada" anni luce nella gestione dei rapporti con le Regioni.
Speriamo si sblocchi...
ma temo che i tempi non potranno essere brevi come promesso dal Ministro.
L'agenda della Paritetica è ormai impressionante.
Disagio.
Mi sento a disagio nel leggere i vostri interventi.
I nove decimi di riparto fiscale più gli ulteriori trasferimenti che si avvicinano al 35 per cento della fiscalità fanno sì che la nostra Regione abbia un introito del 25 per cento superiore a quanto versa.
L'alibi delle spese che sosteniamo in più, scusatemi, è un po' infantile, se ogni Regione dovesse essere investita delle stesse responsabilità nostre come potrebbe lo Stato dare a tutte il 125 per cento di quanto esse raccolgono?
Va bene che dà fastidio essere sotto tiro, però non cadiamo nel tranello, diciamo la verità: la storia recente ci ha portato a godere di alcuni privilegi, non è una parola offensiva, è solo la verità.
Salut
Non è così!
Negli anni i trasferimenti sono coincisi con acquisizione di spese totali in settori costosissimi come Scuola, Sanità ed Enti locali.
Quindi non sono balle: sei tu che ripeti cose ingiuste perché sia il riparto sia il fondo compensativo sono frutto di leggi e non di taglieggiamenti.
Per cui non si capisce l'aggressività delle accuse e le nostre difese non sono piagnisteo, perché gli sprechi sono altrove!
Che poi si debba riflettere in logiche di risparmio è altro argomento. Così come è innegabile che i pregiudizi e la disinformazione nei nostri confronti, alimentati anche da chi in sede locale declina pensieri di un pauperismo etico, sono insopportabili a fondamento di un giornalismo spazzatura. Essendo il giornalismo fondato sul confronto.
Sì ma...
come si può sostenere che ad ogni soggetto di autonomia possa o debba essere versato più di quanto raccoglie?
Non potendolo fare per tutte le Regioni evidentemente si configura come un privilegio.
O no?
Infatti...
la specialità è e resta una nicchia in uno Stato centrale, mentre il federalismo è altra cosa.
Calderoli a "Ballarò": perché non farne un'opportunità?
La tesi «voi privilegiati delle Regioni autonome» è stata smontata, anche sul piano finanziario, tante di quelle volte ormai, che continuare a discuterne equivale a raccontare all’infinito la storia dei coccodrilli nelle fogne di New York. Nemmeno il presidente mondiale del fan club dei rettili, quando va a tenere una conferenza in un asilo nido, prova più a darla a bere ai bimbi che si trova di fronte, perché sa che gli riderebbero in faccia esattamente due secondi dopo aver iniziato la favoletta.
Pertanto, la puntata di "Ballarò" in cui il ministro Calderoli ha sparato a zero sulle realtà a Statuto speciale non deve diventare motivo di masturbazioni cerebrali di terzo tipo. Un rappresentante del Governo ha detto peste e corna di noi. Perché lo ha fatto? Beh, non è difficile intravedere due motivi. Il primo è che se, a una qualsiasi tavola rotonda televisiva, la conversazione scivolasse mai sull’attività dell’Esecutivo non finirebbe proprio bene per il suo rappresentante di turno. Quindi, molto meglio battere su tasti "in voga", ancora più interessanti se verniciati di una bella mano di demagogia. Fa intellettuale, non impegna e garantisce il consenso immediato della stragrande maggioranza dei contribuenti del «laborioso e produttivo Nord».
Il secondo motivo, invece, è probabilmente più legato all'abitudine tutta italica, in politica, di mandare messaggi cifrati e presuppone, nel contempo, il desiderio di sviluppare un ragionamento di carattere più ampio. Stasera ne ho una discreta voglia e, nonostante sia cosciente del fatto che ciò possa valermi qualche amico in più, tengo a provarci, poiché reputo che l’Union Valdôtaine abbia anzitutto il dovere di porsi determinati interrogativi, in modo condiviso e aperto, visto il suo ruolo centrale sullo scacchiere regionale.
Il ministro Calderoli è uomo della Lega Nord. Fin qui, nulla che metta a repentaglio i codici segreti dei missili nella valigetta di Obama. E' noto, però, quanto la storia della calata delle truppe di Giussano sulla Valle d’Aosta sia stata caratterizzata da tormenti intestini. Il perché è noto: Umberto Bossi, giunto a formare il movimento di cui è leader eterno proprio grazie all’incontro con Bruno Salvadori, ha sempre visto la scelta di "sbarcare" tra Courmayeur e Pont-Saint-Martin come un affronto alla nostra terra, reso peraltro inutile dall'esistenza dell’Union Valdôtaine, alfiere di valori a lui cari quali il federalismo e la difesa dei particolarismi.
Il pistone si è grippato quando il Senatùr, probabilmente per un fatto di equilibri interni, ha dovuto cedere alle pressioni di esponenti piemontesi del suo movimento. Le cronache narrano però che non fosse comunque d'accordo, tanto che il Consiglio federale in cui si è deciso di aprire i battenti in Valle lo avrebbe visto abbandonare la seduta prima di affrontare il problema, per non assumersi la paternità della scelta. A riprova di questa tesi, vi è il fatto che nei comizi tenuti in Valle nel tempo, Bossi non abbia mai alzato il tiro, in modo oltraggioso, verso l'Union, volando su argomenti di respiro nazionale e, anzi, in un'occasione facendo pure la figura di quello che non conosceva il sistema elettorale regionale per le "politiche", diverso dal resto d'Italia.
La Lega - e questo è un dato di fatto - non ha mai conosciuto affermazioni elettorali roboanti nella nostra regione, eccezion fatta per i tre consiglieri regionali eletti nel 1993. Da quell'esperienza, dovuta probabilmente ad un comprensibile "effetto novità", mai più uomini del Carroccio hanno trovato posto tra i banchi delle principali istituzioni valdostane (in particolare, in Consiglio Valle e nel Consiglio comunale di Aosta).
La sua "quota" di votanti valdostani, però, la Lega Nord l'ha mantenuta con una discreta costanza, attraverso varie scadenze elettorali. Dell'importanza di tale "peso specifico" i leghisti della Vallée son sempre stati coscienti, realizzando anche come esso diventasse ancor più peculiare, alla luce della nascita di "VdA Vive" prima e di "Renouveau Valdôtain" poi, movimenti che hanno eroso in parte la storica "base" unionista.
Sarebbe ipocrita negare che, in occasione delle ultime elezioni politiche, non vi siano state delle "prove tecniche di dialogo" tra Union e Lega, sviluppatesi attorno all'ipotesi di una forma di collaborazione, per cui i rappresentanti del movimento di Bossi avrebbero rinunciato a presentare candidature proprie, suggerendo alla loro base di convergere sui candidati della coalizione autonomista. E' peraltro comprensibile che i vertici unionisti di quel momento, con in testa l’allora presidente Césal, non si siano sentiti di percorrere fino in fondo quel cammino, forse per paura che venisse giudicato "eccessivo" (considerati i toni e le posizioni non proprio da "educande" dei leghisti su molte questioni) dagli unionisti, specie se di vecchia data.
Scelta comprensibile, dicevamo, ma erronea. Limitandosi infatti ad una considerazione oggettiva, ancor prima che di merito, i 2.322 voti capitalizzati da Patrizio Giovanacci avrebbero garantito, anche ad Ego Perron (che l'ha mancata per circa mille preferenze) l'elezione al Parlamento, rinforzando ulteriormente lo "score" di Antonio Fosson. Manco a dirlo, oltretutto, il rifiuto unionista ha mandato su tutte le furie i "piemontesi", che già premettero per il blitz in Valle. Tra loro - anzi a capeggiarli, visto il suo ruolo di segretario della "Lega Nord Piemont" - vi è Roberto Cota, capogruppo della Lega Nord alla Camera, che pare aver tirato definitivamente una riga nera sul nome della Valle d'Aosta, deciso più che mai a "farla vedere" all'Union Valdôtaine.
Alla luce di questa vicenda, è verosimilmente tutt'altro che sporadico che le critiche televisive di Calderoli siano arrivate per ragioni profondamente diverse dalla sincera preoccupazione del Ministro per il futuro dei conti dello Stato. Il messaggio cifrato lanciato dall’esponente dell'Esecutivo, a questo punto, qual è? «Non ci avete voluti quando potevamo essere d'aiuto, adesso vedrete». Non bisogna averne paura, convinti come occorre essere del fatto che un Movimento politico dal "peso" del nostro, non debba - e non possa - farsi chiudere all'angolo da una forza decisamente più piccola.
Tuttavia, con le elezioni europee a breve, e con le amministrative a medio termine, un'analisi della situazione va fatta. Ed essa non può tralasciare soprattutto come il primo appuntamento veda l'Union in debito di alternative percorribili con incoraggianti garanzie di riuscita. Impensabile correre da soli nell’intera circoscrizione, improbo riuscire a coagulare 50.000 preferenze su un candidato, apparentandosi ad uno dei grandi partiti "stato-nazionali" delle coalizioni di centro-destra o centro-sinistra.
Ovvio, nemmeno puntando sull'apparentamento alla lista della Lega Nord le garanzie di riuscirci sarebbero matematiche. Però, si tratterebbe, per diversi motivi, della scelta maggiormente proficua, poiché permetterebbe di conseguire oltretutto una molteplicità di risultati per cui il gioco potrebbe valere la candela. Tra questi, in ordine sparso: raccogliere il consenso crescente del Movimento di Bossi in Valle; rinforzare l'azione dei nostri parlamentari in sede romana, mostrando come le teorie della "falange Cota" fossero soprattutto pregiudizi; rischiare di eleggere un parlamentare europeo; incidere sulle strategie locali della Lega per acuire lo sforzo teso al perseguimento di obiettivi comuni quali un federalismo reale (che non è certo quello "fiscale" approvato dalle Camere) e l'allontanamento da pericolosi lidi populistico-demagogici che hanno, di fatto, portato Bossi e i suoi a derivare dalle radici scoperte grazie a Salvadori.
A questi risultati, ne va poi aggiunto un altro, ultimo ma non meno importante. Si potrebbe evitare che quella che, al momento, nonostante i toni usati da Calderoli, è ancora un'opzione, rischi di tramutarsi in un'imposizione, nel nome di «se volete che da Roma non vi arrivi in testa piombo fuso, è con noi che dovete parlare». Certo, contando come nella circoscrizione elettorale nord-ovest la Lega ipotizzi di crescere fino a quattro-cinque parlamentari, sull'altro piatto della bilancia occorrerebbe mettere qualcosa di relativo all'appuntamento elettorale 2010, ma non è ancora questo il momento di discuterne e comunque gli accordi politici si fanno necessariamente con il dialogo. Prima, anzitutto, è bene capire, perché no con un confronto diverso e più esteso del solito, così da far ritrovare quell’entusiasmo che alcuni paiono aver smarrito, se l'idea di avvicinarsi ad un cammino del genere riscuota un consenso sufficiente al nostro interno.
Insomma, perché non provare a trasformare una brutta pagina di giornalismo televisivo, come la puntata di questa settimana di "Ballarò", in un'opportunità?
La tua analisi...
è approfondita e consequenziale. Non entro nel merito delle Europee, segnalando che una eventuale alleanza sarebbe "di bandiera" visto il numero delle preferenze degli eletti leghisti e la soglia improba per il valdostano.
Segnalo tuttavia una circostanza vissuta da vicino. Le Speciali sono per l'eletto leghista croce e delizia. Delizia perché vorrebbero avere anche le loro Regioni "feudo" la specialità, croce perché esiste un senso prepolitico di invidia e gelosia che si trasforma in slogan demagogico. Quel che ha fatto, in barba a tante altre dichiarazioni distensive, Calderoli in televisione.