Veltroni, addio...

veltroni_ad_aosta.jpgConosco Walter da più di vent'anni: la lunga frequentazione alla Camera ha creato una familiarità che non si cancella più.
La batosta in Sardegna - e mi spiace per Renato Soru, che ama profondamente la sua terra - che segue la legnata in Abruzzo, non lasciava spazi. La graticola era già calda e dopo le Europee sarebbe stata pronta all'uso la gogna.
Uscire di scena è segno di grande dignità, anche se spiace questo "usa e getta" della politica, specie quando a far male è più il "fuoco amico" che quello degli avversari.
Non me ne stupisco...

Commenti

Goodbye Walt, we'll miss ya...

Gli epitaffi imporrebbero brevità, ma quello di colui che, da poche ore, ha raggiunto la "Spoon River" della politica italiana ammette un'eccezione, se non altro per la singolarità della vicenda. Partito con indosso i griffati panni da Caronte del Piddì, Valter Veltroni, al largo di Alghero, si è trovato in quelli, di diverse tagli più stretti, dello scafista. Non sarebbe nemmeno la prima volta che si vede una cosa del genere nel mare nostrum politicum, non fosse che la sua traversata ha avuto un finale che nemmeno nei film di Tarantino. Non appena le motovedette del Centrodestra gli han puntato i fari addosso, il nostro e' infatti stato costretto dal gruppo di transfughi cui teoricamente era a capo (molti dei quali, che gli rimarranno in mente a lungo, provenienti da una località della costa irpina segnalata sulle carte con l'acronimo “Dc”) a buttarsi tra i flutti, pagando per tutti il prezzo del biglietto. Proprio così, una vittima del "fuoco amico". E, come tale, rea di un peccatuccio di sottovalutazione, anzi due. Il primo è stato pensare che la "centrifuga" andata in onda in occasione della nascita del Pd fosse catalogabile alla voce "contrasti che si comporranno non appena il treno lascerà la stazione, quando la canzone popolare sarà già bella che alta". Al caro Valter è colpevolmente sfuggito che il concetto di militanza in un partito ha conosciuto profonde, quanto recenti, mutazioni. Dieci anni fa, chi dissentiva dalla linea prevalente sposava la logica del buon viso a cattivo gioco, facendo quadrato sulle decisioni della maggioranza. Oggi, l'orgogliosissima rivendicazione interna della propria differenza si spinge ai limiti (e, lo abbiamo già visto succedere, a volte sconfina pure) del favore agli avversari, pur di mettere in luce la debolezza delle scelte del dirigente che si ha inviso. Pensava, il nostro Valter, che i Capponi ritrovatisi in mano si beccassero perché in politica è trendy (per usare un vocabolo che lui adorerebbe). Sbagliava: facevano proprio come Rumor e Bisaglia ai tempi d'oro. Certo, se Veltroni non fosse arrivato "lungo" su tutto ciò, se non avesse pensato che il serbatoio fosse pieno, semmai era la spia della benzina ad accendersi senza motivo, non sarebbe incappato manco nel secondo punto, costatogli la cappa. Sì, perché le mazzate prese dal Centrosinistra negli Abruzzi e in Sardegna son state la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma a riempirlo ci ha pensato Roma. Pure un incallito giocatore della corsa Tris avrebbe saputo leggere meglio di lui i risultati di quelle elezioni amministrative. Pure un apolide avrebbe capito che, nel confronto tra l'esito delle "provinciali" e delle "comunali" nei seggi capitolini, la differenza era data dall'assenza, nel secondo caso, delle preferenze degli elettori di sinistra. Che la lupa si sia svegliata tinta di nero, quelli del centrodestra l'han sentito in uno spot dell'"Uni Euro", di quelli del poeta romagnolo, e da allora lo ripetono con la ridondanza di un operatore di call center. Più verosimilmente, gli scontenti dei primi mesi di gestione Veltroniana del Pd han pensato che quella domenica ci fosse un sole meraviglioso per restare a Villa Ada a giocare a una variante tutta adolescenziale, di natura vagamente pelvica, dell'innocente "Acchiapparella", regalando la capitale ad Alemanno. Chi non vede l'acqua salire in casa, perché proprio dal Campidoglio Valter arrivava in fondo, non può pensare che, nel momento dell'esondazione, una cannuccia sia sufficiente per sopravvivere. E che, saremo mica all’Isola dei Famosi?! Forse, a voler essere spietati, non sarebbe nemmeno il caso di qualificare come leader chi compie un errore di valutazione tanto grossolano. Resta il dubbio sul perché al nostro sia sfuggito un elefante entrato in un formicaio. Schiacciato da un ego ringalluzzito dall'aria di Manhattan, o troppo riluttante a delegare gli affari correnti a collaboratori senza fili sulle spalle? Chissà. Alla fine, tutto sommato, non importa. Perdere contro un mago dell’assegno post-datato come Berlusconi (per informazioni, citofonare Mills), con tre quarti della "base" che ulula "però non ci abbiamo nemmeno provato", non è come Napoleone a Waterloo. E' come i tedeschi a Omaha Beach. Sconfitti dalla forza della disperazione. Goodbye Walt, we'll miss ya...

Potrebbe anche...

... non essere un errore di valutazione, bensì tento il tutto per tutto e magari sbatto la porta "quando" andrà male. Lo stesso Soru, è uscito e ripartito con un forte freddo ai piedi. Sarà un caso (il caso è la causa ignota di un evento noto, Voltaire) aver visto (non troppo) e sentito (un po' di più) M. D'Alema, ultimamente, sui media e negli accordi parlamentari? Il problema nascerà con il prox congresso, credo straordinario, dove a forza di togliersi sassi dalle scarpe lastricheranno nuove strade "romane".
Credo che dovrebbero, francescanamente, analizzare la situazione interna e darsi una mossa. Il tempo, in questo caso, non aiuta: stratifica!

I rischi

Esiste non solo un problema PD, ma anche Berlusconi avrà i suoi grattacapi: il consenso mostra la sua solitudine e la grande responsabilità di fronte alla crisi terribile. Vedremo.

In effetti...

Il Cavaliere ha una grande responsabilità, il Paese è nelle sue mani, si guarda a lui per uscire dalla grave crisi di questo momento. Con un pò di apprensione seguo e seguirò con attenzione le mosse di questo Governo. Spiace per Veltroni.

Il potere.

Più che potere direi ricerca della "non" concertazione. Più che sconfitta direi poca opposizione. Le cantilene, in tutti i contenitori ludico/politici, sono sempre simili. Oltremodo, la minaccia odierna di Bocchino sulle scelte regionali, ci deve portare ad una profonda, politica, riflessione.

Eterno problema...

L'eterno problema della sinistra è quello per cui essa può esistere solo se si fa portatrice di un'idea forte. Il Pci ce l'aveva e prosperò per decenni nonostante fosse un partito erede ed amico di criminali. Una sinistra senza idea forte non ha senso se non in stile americano, questo era evidentemente l'obiettivo di Veltroni ma fortunatamente l'Italia non è l'America.
Ciao.

Opposizione...

Nelle grandi democrazie c'è bisogno di una opposizione forte, contrastante, alternativa, propositiva. Basta guardare cosa succede nei nostri piccoli comuni dove nella legislatura che sta per terminare una sola lista (a volte frutto di pasticci) ha "ucciso" il dibattito, sminuito il ruolo del Consiglio comunale, aumentato la disaffezione nei confronti della politica. Veltroni ha tentato di mettere un pò di ordine in una sinistra dominata dai piccoli partiti (vedasi le due esperienze governative di Romano Prodi) che non hanno voluto entrare nel PD. Anche per lui vale la legge che vuole più nemici ed avversari all'interno del propio partito...

Ciao Veltroni...

Da estraneo alla politica, mi limito ad osservare che la fuoriuscita di Veltroni non è casuale ma sintomo di grande malessere all'interno del PD per totale perdita di identità.
La politica di sinistra o la si fa sul serio o la si lascia fare a chi ci crede ancora, e sono molti. Fumoso cercare di traghettare il partito al centro, dove lo spazio è già occupato da altri. L'elettore è disorientato.
La destra invece il proprio lavoro lo sa fare e bene, restando coerente ai propri principi e accogliendo così consensi oltre l'immaginario. Inoltre il presidente del consiglio è un capo carismatico che tira come un treno, difficile pensare di infastidirlo a breve. Eppure la sinistra, per vocazione di base popolare ha avuto negli anni tante carte da giocare anziché dilaniarsi in mille spaccature, e così il mondo operaio e il ceto medio-basso, che era il suo elettorato principale se n'è andato deluso da tale disordine e mancanza di proposte che il popolo voleva sentire.
Veltroni, poi Franceschini e poi chi altro? Forse purtroppo il vuoto.

Stringere al centro

Sia destra che sinistra, con il sistema elettorale per le politiche, cercano nei voti di centro la differenza, dimostratasi utile al centro-destra in Sardegna e essenziale per il centro-sinistra a Trento. La situazione valdostana è ancora più complessa, come cercai a suo tempo di spiegare a Veltroni.

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