Lo sci
Scrivo oggi perché domani sono a Bruxelles e al mattino sarò in viaggio.
Leggo sulla stampa svizzera di una discussione che - confesso - riassume un interrogativo che io stesso mi sono posto. Vale a dire: come spiegare che a fronte di una crisi economica che morde dappertutto la stagione dello sci, per fortuna, ha funzionato al di là di ogni più rosea aspettativa?
Le gran nevicate sembrano essere state un boccone cui gli sciatori - con qualche preoccupazione in più per gli inglesi con la batosta presa dalla sterlina - non hanno voluto rinunciare: sciatori che invecchiano nel tempo e che con grande fatica vengono sostituiti da appassionati delle nuove generazioni.
Trovo una generale preoccupazione e cioè che il rinculo della crisi possa investire il prossimo inverno. Ammesso che la neve torni - e su questo più che fare gli scongiuri non si può fare... - credo che ci si debba pensare per tempo, cercando di fare tesoro di quel gusto di sciare che quest'anno sarà venuto anche al più sfortunato dei "kannibali domenicali" e trovando sempre più formule "low cost" per i ragazzini.
- luciano's blog
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Commenti
Esorcismo...
Con lo sci si esorcizza la crisi, ci si dimentica della crisi e di tutte le cose "strane". Ci si riappropria della consuetudine: in inverno fa freddo e nevica, e quando nevica si va a sciare.
La crisi è una anormalità. L'inverno con la neve è una normalità. Dopo tanti inverni con poca neve l'inverno "normale" da fiducia: sciare è confermare la fiducia nella normalità. Io scio perché amo la normalità e amo le cose come dovrebbero essere secondo l'idealtipo della stagione invernale. Sciando (anche se mi costa caro) tento di esorcizzare la crisi e tutte le cose "strane" del mondo d'oggi.
Questa potrebbe essere una teoria che risponde al quesito.