Scuole di villaggio

scuola_antica.jpgLe scuole di villaggio erano una realtà capillare in Valle d'Aosta prima che l'istruzione diventasse un problema del pubblico, allora era uno sforzo delle comunità.
Per questo nei secoli passati i tassi di analfabetismo erano meno gravi che altrove.
Dove c'erano bambini, si ricavavano locali per fare le lezioni. Emile Chanoux ha dedicato pagine commosse a questa istituzione, segno di civiltà.
Nel dopoguerra - in una logica di continuità - parecchi dei soldi pubblici di un'autonomia speciale senza risorse vennero concentrate nella costruzione di scuole nei paesi, rispettose dell'architettura locale.
Sarebbe bello oggi pensare alla medesima capillarità per l'e-learning e per il telelavoro, immaginando luoghi fisici, come in certi casi le vecchie scuole dismesse, che creino attorno ai computer una socialità per evitare che si crei un effetto isolamento delle singole persone di fronte allo schermo del proprio computer. Per evitare il "digital divide", il "cultural divide" e il... "social divide"!

Commenti

Spazi di socialità...

Si sente la necessità, nei nostri paesi poco popolati, di spazi di socialità diversi dal bar di paese.
Devo dire che l'esigenza sia sentita anche nelle città.

E-learning e telelavoro?

E-learning e telelavoro sono il contrario della socialità.
Meglio i pulmini che portano i nostri ragazzi dalle frazioni alla scuola elementare del Comune, visto che con i numeri che abbiamo oggi le scuole comunali di oggi hanno meno studenti delle scuole di villaggio di un tempo.
Buono che ci siano tante lingue da studiare chez-nous, almeno abbiamo il tempo pieno e tutto il giorno anche i bambini che altrimenti sarebbero soli in una frazione invece sono in compagnia tutto il giorno.
Un po' come centro sociale possono fare e già fanno le biblioteche-ludoteche.
Per chi lavora invece è più dura, oltre al bar (che non è poco se si sa giocare a carte) spesso c'è poco.
Per chi soffre di fobia sociale, invece, è durissima.

Infatti...

Emilio se leggevi con attenzione capiresti che andavo in un senso diverso da quello che tu hai immaginato. Il telelavoro a casa non va bene e così il solitario e-learning. L'idea di luoghi fisici dove si svolgano per tutti queste attività potrebbe essere un'idea.

E' la mia volta?

Vediamo se ho capito... Immagini un luogo fisico, prendiamo in prestito Donnas (giusto a caso), dove varie postazioni di diverse ditte o dipartimenti, montano i loro terminali.
I Donnazzesi telelavoristi, invece di vagare per la Valle d'Aosta, andrebbero in questo locale. Ovviamente, credo, mantenendo i vantaggi della scelta di orario e ritmo ( a parità di produzione) peculiarità di questa scelta.
E' così?

Esatto

Questo vale anche per il telelavoro pubblico e la localizzazione varrebbe anche per forme di e-learning delle diverse età.

Ok

Materialmente, come si potrebbero attuare questi progetti? Potrebbero anche rientrare in una misura anticrisi e di ampliamento dell'offerta formativa dell'Univda (o adesso volo troppo alto)?

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