Ritratti
Laurent Ferretti - rimpianto savant valdostano - amava la ritrattistica e i suoi maestri locali, scrivendo un libro sul tema con tanto di bei visi d'epoca posti in sequenza nell'illustrare tratti di storia valdostana.
La fotografia ha convissuto per un certo periodo con questa nobile arte, travolgendola infine.
Malgrado fotografi ritrattisti di grande capacità, resta la nostalgia di pennelli che davano all'immagine della persona rappresentata una vivezza e un'intensità che ce li rende vicini.
- luciano's blog
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Commenti
Interpretazione...
secondo me nel ritratto ad olio vi è un maggior spazio per l'interpretazione. Una certa buona interpretazione diventa arte.
Nel ritratto ad olio è più facile che ci sia dell'arte, ed è ciò che ci fa tendenzialmente preferire un ritratto dipinto ad un ritratto fotografico. Io sin da piccolo sono rimasto affascinato da un ritratto "dell'avon de l'avon de l'avon" (dello zio dello zio dello zio, me lo hanno descritto così) che c'era a casa di mio nonno, e devo dire che per le sensazioni confermo quanto detto da Luciano.
tognibolognino, adesso che mi ci fai pensare...
faccio outing.
Quando ero piccolo, nel famoso "tinello", era appesa la foto "canonicamente ingessata" del primo marito di mia nonna, morto appena tornato dalla Grande Guerra.
La particolarità di questa foto (decisamente bella) e del volto austero e baffonato, era che mi metteva in soggezione. Infatti, il tinello lo frequentavo solo in compagnia di qualcuno o della "Tv dei ragazzi". Ma non l'ho mai fatto scoprire a nessuno!
Olio
I ritratti ad olio hanno questa caratteristica spaventevole degli occhi che paiono seguirti mentre ti muovi. Roba da seduta spiritica! Ricordo le prime volte del catechismo nella Colleggiata di Verrès un ritratto di Don Bosco che mi pareva mi guardasse. Roba da crisi mistica!
Ehi!
La discesa in campo con tanto di crisi mistica è prerogativa di Silvio... ed è protetta da copyright!
Andrebbe ricordato all'Unto del Signore...
che con la mistica non si mastica.