blog di luciano

La Spagna trema

La Mola in CatalognaGli spagnoli mi sono sempre stati simpatici, anche se va subito precisato come la mia frequentazione dei rappresentanti dei partiti delle antiche minoranze nazionali (dalla Catalogna ai Paesi Baschi, dalle Canarie alla Galizia) mi abbia confermato come ci siano nell'attuale Spagna popoli diversi e alcuni non vogliono legittimamente essere chiamati spagnoli e operano - e ovviamente non condivido il percorso di chi lo fa con la violenza - per avere forme d'indipendenza corrispondenti al loro desiderio di maggior libertà.
Per altro, le discussioni più interessanti le ho avute proprio con loro nel seno dell'Integruppo al Parlamento europeo delle "Nazioni senza Stato". Ciò dimostra, ma il discorso sarebbe lungo, come il termine "nazione" muti a seconda delle proprie esperienze storiche e come la stessa valutazione del termine "Stato" differisca.
La caduta della dittatura di Francisco Franco, durata quarant'anni e conclusasi a metà degli anni Settanta, e il successivo ingresso nell'Unione europea nel 1986 hanno fatto scattare come una molla l'economia della Spagna, che - a differenza dei fondi europei che nel Sud d'Italia non hanno sortito effetti - ha usato le chances comunitarie con grande capacità in un disegno autonomistico interessante sino ad arrivare, come segno della spinta avuta, ad un recente sorpasso del "Pil" italiano.
Essendo stato in Spagna per due giorni, ammirando come sempre la varietà dei paesaggi e la vastità del territorio (da un freddo cane!), ho raccolto e trasferisco qui la preoccupazione per un'economia che scricchiola e le vicende della Grecia, ma anche dei loro "cugini" portoghesi, fanno venire i brividi. La crisi economica, il debito pubblico, la speculazione internazionale: gli spagnoli - e noi con loro - guardano con apprensione al futuro e sperano che non salti il banco.

Caleidoscopio 16 marzo

L'agriturismo Le Moulin des aravis a PontbosetIl prossimo "Caleidoscopio" - martedì poco dopo le 12.30 su "Radio1" negli spazi di "RaiVd'A" - affronta, anzitutto, la crisi economica nel settore industriale con cifre assai interessanti, che fotografano una tendenza nel complesso delle imprese, nelle dichiarazioni della Presidente di "Confindustria Valle d'Aosta", Monica Pirovano.
Ci occuperemo poi dei numerosi prodotti agroalimentari di qualità prodotti in Valle, con lo stato della situazione e le azioni concrete, illustrate dell'esperto regionale Corrado Adamo.
In qualche modo collegato al tema, "Caleidoscopio" si interessa poi degli agriturismi, ormai una cinquantina su tutto il territorio, con il racconto dell'esperienza della struttura di famiglia con Piera Chanoux di Pontboset: come intelligentemente integrare la tradizionale attività agricola. 
Christian Diémoz presenterà infine - nell'occasione le parole che commentano immagini - il libro "I volti. I luoghi", volume costruito sulle foto realizzate da Diego Cesare a diversi artigiani valdostani. 
Buon ascolto, sapendo che le scelte musicali complessive sono sempre inusuali. 

Prendersi per tempo

Il palazzo che ospita il Comitato delle Regioni a BruxellesNon ho mai fatto dell'Unione europea un "santino": la lunga frequentazione delle istituzioni comunitarie mi consente di conoscere errori e vizi e un giorno ne scriverò organicamente.
Tuttavia, un pregio esiste se comparato all'Italia, dove grandi decisioni si assumono al limitare della scadenza del tempo. A quante riunioni ho partecipato a Roma, a notte tarda con la barba già lunga, perché si era giunti in limine e dopo tanti rinvii era ora di assumere una scelta. Un brutto vizio che trascina, allunga, stiracchia, traccheggiando e facendo ostruzionismi e campando di lungaggini.
In Europa, dove nel Parlamento europeo il contaminuti minaccia la sala e il microfono si spegne in caso di superamento, si pensa in anticipo - non sempre bene nei contenuti, beninteso - ma il metodo c'è ed è basato sulla logica di prendersi per tempo.
Per questo sono stato a Valladolid in Spagna per una discussione sulla composizione del "Comitato delle Regioni" dopo il 2015. Farà sorridere ma ciò consente di scegliere con serenità: lo stesso vale per un problema ben più importante, i fondi strutturali. Ogni scelta su questi preziosi soldi europei peserà anche sulla Valle d'Aosta. Per il momento in Italia non è stato avviato nessun dibattito sul tema, mentre tutti gli altri lo fanno.
Ciò peserà.

Dietro quella malattia

Stati d'animoQualche giorno fa, in punta di piedi, ho evocato sul blog, con conseguenti commenti interessanti, la malattia che oggi incute più paura: il cancro. Ciò avviene dappertutto, ma certe percentuali da noi accrescono l'apprensione, almeno fino a quando - e il giorno verrà, com'è avvenuto per altre malattie - non ne saranno svelate le cause e trovate le cure risolutive.
Ma nella nostra comunità esiste un'altra malattia diffusa, altrettanto da indagare per ricercarne i meccanismi fra motivi psicologici e ragioni organiche, che resta molto sottotraccia: la depressione.
Ricordo di averne discusso, tanti anni fa, con un grande depresso, il Priore Donato Nouchy, che rinveniva negli psicofarmaci un farmaco salvavita per molti valdostani, in precedenza vittima di quella propensione al suicidio che è stato un fenomeno culturale diffuso e che purtroppo, come mostrano le cronache, colpisce ancora. E purtroppo il fil rouge è evidente.
Si tratta di una malattia spesso banalizzata, anche se indagata da molta saggistica divulgativa, e che, come il cancro, paga il prezzo di una sorta di incomprensione della società, che tende a fare di questo "male di vivere" uno stato d'animo facilmente superabile, mentre per molti è un baratro buio da cui non ci si risolleva, purtroppo, con la sola forza di volontà.
Oggi molte campagne d'informazione, spesso confusamente sovrapposte, si occupano degli stili di vita, dei problemi alimentari, dell'importanza dello sport e così via. Sembra esserci meno interesse a riflettere, in un rapporto fra settore pubblico e cittadini, sui delicati equilibri della mente, territorio invaso per altro da miriadi di proposte, risposte, soluzioni non sempre strettamente riportabili alla scienza, i cui confini - sempre mobili per loro natura - non agevolano la comprensione e il distinguo fra utile e inutile.

Il Web in politica

Con il computer anche in Consiglio ValleQuando una decina di anni fa ho aperto un sito sul Web, lo avevo fatto grazie all'esperienza al Parlamento europeo, dove avevo capito che Internet si sarebbe incredibilmente sviluppato anche per la comunicazione politica. Così ho cominciato, nel tempo seguito, con un maggior numero di emuli in quest'ultimo periodo, da altri politici.
Mi fa piacere che ciò avvenga: tante volte ho segnalato come sia un grande impegno. Sei di fronte a te stesso, combatti la pigrizia, ti lambicchi per cercar spunti, ti deprime qualche discussione mancata, ti piacciono altre reazioni. Una sorta di naturale saliscendi di umore e anche, per essere oggettivo, di risultato.
Chissà dove finiremo: a me piace il link con le radio dove tengo una rubrica. Trovo che i "ponti" e le interazioni saranno il futuro, cui aggiungere il video.
Il segreto è esserci davvero e non avere scribacchini compiacenti, perché i navigatori, come cani da trifola, se ne accorgono.

Figuraccia...

Renata PolveriniSiamo alle comiche! Vorrei conoscere i grandi giuristi - a Palazzo Chigi e purtroppo anche al Quirinale - che, scelta la strada irragionevole del decreto legge, lo hanno scritto con i piedi, dimenticando che le procedure elettorali nel Lazio dipendono da una legge regionale e il Governo ha giocato una partita non sua con invasione di un campo altrui.
Per cui, alla fine, essendo che in Lombardia - su diversa situazione - il decreto non ha inciso su di un responso comunque positivo della Magistratura, resta il pasticciaccio brutto del Lazio con la povera candidata Renata Polverini che si trova come una sportiva squalificato prima della partenza.
Ora che partano, invece, queste benedette elezioni regionali e parliamo di argomenti concreti come la crisi che continua a gelare l'economia: basta guardarsi attorno per capire che la famosa ripresina langue. Intanto, su questa storia del decreto, peccato davvero per l'ennesima figuraccia "all'italiana": più che la culla del Diritto, siamo ormai la patria del... rovescio.

150 anni fa...

Il progetto francese di attacco verso TorinoSono contento che questa sera - con una serie di "rivelazioni" utili per chi ama la Storia - vada in onda, negli spazi televisivi di "RaiVdA" poco prima delle ore 20, un programma di Stefano Viaggio dedicato alle vicende che portarono, 150 anni fa, a quel "Trattato di Torino" che sancì l'annessione della Contea di Nizza e della Savoia alla Francia.
Chi legge la stampa locale di allora avrà conferma di come l'avvenimento fosse stato uno shock per i valdostani che, dopo secoli di convivenza con i savoiardi, si trovarono d'improvviso una frontiera nazionale stabile ed è istruttivo vedere in un posto evocativo come il Piccolo San Bernardo, dagli albori dell'umanità, che cosa sia un luogo di incontro e di giunzione fra sacro e profano, eserciti e turismo, confine e luogo d'incontro, fortini militari e reines al pascolo.
Da quegli episodi nacquero altri due elementi: la "questione linguistica" per la Valle che, persi gli altri territori francofoni, si accentuerà con lo sguardo dei Savoia verso l'Italia e fino alla nascita del vero e proprio Regno d'Italia, nel quale i valdostani, da allora sino ad oggi, diventano minoranza linguistica; e, in secondo luogo, una forte "militarizzazione" della Valle, che si accompagna ad una progressiva marginalizzazione da parte dell'Italia unita, perché la guerra con la Francia resta per lungo tempo uno degli scenari possibili e perché la Valle cessa - con i nazionalismi che esarcerbano le differenze statuali - di essere considerata utile ponte culturale fra popolazioni attigue. Anzi, il progetto di italianizzazione forzata del fascismo cercò di cancellare questa caratteristica, oggi di nuovo centrale nella logica europea.
Bisogna avere consapevolezza di quel passaggio storico dei plebisciti, in verità fasulli, che si tennero nel Nizzardo e in Savoia, perché è stato uno di quegli incroci in cui la strada prescelta influenzò non poco i destini della Valle d'Aosta.

Il cielo in una stanza

L'osservatorio di Saint-BarthélemyL'altro giorno ho visto uno spettacolo scientifico di grande interesse e di elevata capacità divulgativa - illustrato  dal professor Paolo Pellissier - al Planetario di Saint-Barthélemy: steso sulla poltrona reclinabile ho attraversato l'Universo, con un'astronave immaginaria, restando infine con quel senso di insondabile mistero che avvolge lo spazio attorno al nostro piccolo pianeta. Ricordando Gino Paoli vien da dire "Il cielo in una stanza".
Questa struttura, nata come compendio all'Osservatorio (ho già raccontato come la costruzione nacque da un mio casuale incontro con il noto scienziato Tullio Regge, che mi raccontò di come la zona dove poi è sorta la struttura fosse stata candidata - e io non lo sapevo - ad ospitare un importante Osservatorio europeo), è stata costruita con fondi europei dal Comune di Nus e forse sarebbe stato meglio, come ho sempre sostenuto, realizzarla nel fondovalle, creando un link con l'osservatorio, essendo la localizzazione attuale distante da grandi flussi di pubblico, come sarebbe invece avvenuto sfruttando i visitatori del castello di Fénis.
Ma è inutile aver rimpianti e trovo che oggi si debba lavorare per portare pubblico, perché se è vero che l'Osservatorio - grazie in particolare allo scienziato illustre professor Enzo Bertolini - fa parte di una rete di contatti e studi in connessione con il resto del mondo, bisogna però che le due strutture funzionino bene e aiutino anche ad invertire il declino turistico della zona.
Da questo punto di vista direi "S.O.S. investitori": non si può pensare che il pubblico, che ha speso molto nella località per queste strutture scientifiche legate alle stelle e per lo sci, per non dire dell'ostello, possa sostituirsi agli imprenditori privati.

8 marzo

Auguri a tutte le donne!Auguri a tutte le donne che frequentano queste mie pagine! 
L'occasione è la "Festa delle Donna".
Se leggete la storia di questa data - io l'ho rifatto per scriverne - vedrete che alla fine il senso di marcia, fatta pulizia di inesattezze, è evidente: l'8 marzo nasce partendo dall'Internazionale delle donne comuniste per poi diventare un momento per assistere alle trasformazioni del femminismo e, infine, come avviene per altre celebrazioni che perdono per strada tanti significati, occasione di divertimento per gruppi di signore e ragazze, talvolta con uno (declino il genere...) spogliarellista d'ordinanza e forse siamo giunti sulla soglia del disinteresse.
Oggi prosperano, invece, in ossequio al politicamente corretto e nella quotidianità, sofisticate commissioni che producono piani per le "pari opportunità", nuovo credo di questi anni. Insomma: una burocratizzazione dei diritti con tanto di "consigliera di parità".
A me sembra che la vera urgenza permanga la crisi economica con la conseguente crescita della disoccupazione, che colpisce anzitutto le donne, per quanto la Valle resti su medie europee di occupazione femminile.

Il decano della politica valdostana

Io con César Dujany ai tempi del mio primo mandato parlamentareQualche giorno fa, nel programma "Grand Format", che va in onda ogni primo martedì del mese negli spazi del "Programmi Rai" dopo il telegiornale regionale, ho mandato in onda il pezzo di un'intervista a César Dujany, decano dei politici valdostani con i suoi novant'anni.
Questa intervista, pur con il problema tecnico che non posso comparire in video e in voce avendo anche un ruolo politico (condizione che ho accettato), è una parte di materiale più vasto che avevo chiesto a César di avere per realizzare un "coccodrillo".
Il "coccodrillo" è quel materiale preconfezionato che si tiene lì in caso di morte di un personaggio illustre, cosa che ha molto divertito César, per nulla superstizioso.
I suoi racconti sono lucidi e pieni di verve e di testimonianze utili per ricostruire la storia valdostana dagli anni Trenta sino ad oggi. Danno conto soprattutto delle trasformazioni e incrociano la storia personale con i grandi avvenimenti a cavallo fra due millenni.
Assieme, lui Senatore ed io Deputato, abbiamo vissuto elezioni cruciali e anni di lavoro comune che ci hanno legati per sempre: una coppia di ferro.
Da Dujany ho appreso la dote più importante in politica: la pazienza (l'onestà non la cito perché la darei per scontata per chi ha un incarico pubblico).
Ad multos annos!

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