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17 apr 2024

Senza bambini

di Luciano Caveri

Ci sono temi difficili da affrontare e con soluzioni che escono dal terreno della praticità e del concreto per finire nella palude della psicologia personale e delle tendenze profonde che influenzano i comportamenti sociali. Da tempo - e ben prima che la questione conquistasse l’attuale attenzione - mi interesso al calo demografico, che ormai si prefigura sempre più come un crollo.

Maria Novella De Luca ne scrive su Repubblica e molte cose che dice le penso da tempo e non so bene come si possa incidere sulle scelte che stanno emergendo nel vissuto delle persone e delle coppie, che scelgono un nuovo modello di famiglia. Perché - scrive la giornalista, dopo aver evocato dati inoppugnabili - al netto di tutto ciò che manca, dal welfare ai nidi a uno straccio di lavoro sicuro, tra le ragioni della crescita zero c’è un dato esistenziale che oggi anche i demografi iniziano a conteggiare. È il movimento, non più carsico, chiamato childfree, enclave all’interno dei cinque milioni di coppie già senza figli in Italia, donne e ragazze, ma anche sempre più maschi che apertamente dichiarano: «Bambini no grazie, non vogliamo riprodurci, non vogliamo essere madri o padri, non fa parte del nostro progetto di vita»”.

Viene citata “un’indagine dell’Istituto Toniolo su settemila donne tra i 18 e i 34 anni senza figli: il 21 per cento dice chiaramente di non volerli, mentre il 29 per cento afferma di essere «debolmente interessata» alla maternità. Dunque il 50 forse non sarà madre. Complice una rivoluzione antropologica e sociale che (per fortuna) ha “liberato” le donne dallo stigma per il quale non essere madre voleva dire essere imperfette, mancanti, persone a metà. Una contraddizione nell’affanno occidentale contro le culle vuote, ma come spiega il demografo Alessandro Rosina, «avere figli è una scelta libera, non è cercando di convincere chi non li vuole che cambieranno le cose, ma sostenendo chi invece vuole diventare genitore». Non è un gioco di parole, ma la constatazione di un mutamento radicale in atto. «I giovani non sentono la procreazione come un imperativo biologico e sociale, vogliono pensare al proprio destino liberamente, se il progetto di un figlio si integra con le proprie scelte di vita, se non ostacola i progetti, allora scelgono la maternità e

la paternità. Altrimenti no grazie, senza rimpianti»”. Il Professor Rosina ha studiato la demografia valdostana e leggere gli esiti fa venire i capelli dritti, perché se non si invertirà la tendenza che è basata su dati seri e preoccupanti saranno guai.

L’articolo è chiaro e urticante: “Nell’universo delle donne childless, ossia senza figli per le più diverse ragioni, il numero delle childfree, cioè “libere” dai figli, è in netto aumento. «Tra le donne nate alla fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, la quota che non ha figli è del 22 per cento. Di questo 22 per cento, circa il 12 per cento è childfree. Donne cioè che hanno liberamente scelto di non essere madri e oggi rivendicano il diritto, in una società che ancora le giudica perché non procreano, di dimostrare che l’identità femminile non è necessariamente coincidente con la maternità». (Tra le nate negli anni Cinquanta il numero delle childfree era soltanto dell’11 per cento). Dunque mentre si urla alla catastrofe demografica è invece da questo dato di mutazione antropologica che si dovrebbe partire”.

Lo dico da tempo e francamente stenti a capire il da farsi e nello studio effettuato sulla Valle d’Aosta giungono suggerimenti ma no. Soluzioni miracolistiche. Ancora un pezzo del già citato articolo: “Suggerisce Rosina: «Non saranno le ossessive campagne sulla natalità che faranno cambiare idea alle donne che non vogliono figli». La fatica poi delle famiglie, tra le difficoltà di conciliazione e precarietà,«sta creando una narrazione negativa che spaventa ancora di più le coppie incerte e in particolare le donne»”.

Insomma: dossier non semplice, cui si somma anche l’incertezza di un mondo che ha preso una direzione bellica che impressiona e che, almeno così mi pare, aumenta - come se ce ne fosse bisogno - le ansie e raffredda anche chi di figli ne farebbe volentieri.