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29 gen 2024

La Foire de Saint Ours attraversa i secoli

di Luciano Caveri

Sant’Orso incombe. Dopo la Foire nel suggestivo Borgo di Donnas, ci si sposta ad Aosta per l’altra kermesse, fatta di artigianato tipico e gioia di vivere popolare. Le due Foire sono complementari, verrebbe da scrivere gemelle eterozigote. Della Donnas di quest’anno mi resta un messaggio interessante di una mostra a carattere storico sulla Foire nei locali della Maison Enrielli, chiamata così perché dimora di Marcantonio Enrielli, primo conte di Donnas che vi si stabilì nel 1694, quando ottenne il feudo locale. La mostra chiarisce un punto: se oggi esiste negli espositori una quota interessante di artigiani-artisti, che hanno raggiunto vette nelle loro opere di straordinaria espressività e qualità tecnica, lo si deve ad un lungo processo nei decenni. Guardando, infatti, i lavori esposti si nota un progressivo miglioramento e si passa da figure semplici e naïf a realizzazioni odierne che mostrano complessità e maturità un tempo impensabili. A conferma di come la parte artistica, oggi prevalente, è storicamente tardiva rispetto alle Foire che avevano come cuore esposizione e vendita di oggetti d’uso necessari per il mondo contadino. Su Aosta - per evitare datazioni consuetudinarie ma irrealistiche - ricordo una mia intervista in radio, nel periodo in cui ero tornato in RAI, con lo storico Joseph-Gabriel Rivolin. Mi lasciò un testo da leggere sulla Foire che illumina la scena sul fatto che esistono invenzioni, miti che sono un collante per creare il senso identitario di un popolo. Rivolin, infatti, con affetto e rispetto, smonta - documenti alla mano - la datazione "millenaria", che serve al conteggio delle edizioni che si susseguono. Per cui, sin dall'inizio, lo studioso spiega per poi argomentare: «L'an mille, traditionnellement indiqué comme date de naissance de la "Foire de Saint-Ours", est bien sûr symbolique». In effetti il mio amico Joseph - per una datazione successiva alla tradizione - osserva «un chapiteau du cloître de la Collégiale, qui représente le saint patron distribuant des chaussures aux pauvres». Ciò fa supporre che la Foire, con la presenza di artigiani che fabbricassero sabot in legno o "socques", potesse essere già esistente verso la metà del dodicesimo secolo. Ma, qualche certezza di questa distribuzione di calzature di questo genere ai poveri, appare con certezza più avanti in un testamento del 1327. Ma Rivolin cita a conferma di una manifestazione strutturata già prima ricorda un documento del 1206, trovato dal canonico François-Gabriel Frutaz, che spiega a sua volta come l'attuale centro nevralgico della Foire alla Porta Prætoria fosse chiamato "place des marchés de Trinité" e da altra fonte Frutaz cita una Foire fissata per il 31 gennaio dal mattino alla sera lungo le principali strade del Borgo. Queste radici vengono confermate, grazie a documenti medioevali che si occupano di fiscalità (già allora..), attraverso ricerche originali dello stesso Rivolin che vanno dal 1305 fino al 1556. Così risulta che, per avversità atmosferiche la Foire, ormai con certezza documentale dedicata a Sant'Orso, non si tenne nel 1307, mentre guerre ed epidemie (tipo la peste) sembrano non creare interruzioni nella presenza di artigiani nel Borgo di Aosta.
Facendo un balzo in avanti di secoli, documenti ottocenteschi confermano, secondo Rivolin, che nel 1857 la Foire era ridotta al lumicino, mentre nel 1885 i "Comice agricoles" la rilanciarono e lo stesso fece dal 1920 il celebre etnografo e giornalista Jules Brocherel. Nel secondo dopoguerra saranno il "Comité des traditions valdôtaines" e sempre più la Regione autonoma a dare quell'impulso che ha fruttato il gigantismo attuale della Foire.
Commentava Rivolin sul presente della Sant’Orso: «Au-delà de son importance économique, elle représente, aujourd'hui plus que jamais, un moment exceptionnel de récupération, dans un climat de fête que soulignent les rites religieux et la veillée, de l'identité du peuple valdôtain, de ses racines les plus populaires, profondes et authentiques». Come non dargli ragione? Quel che conta è proprio questo: un appuntamento da non mancare per divertirsi e incontrare amici e conoscenti.