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01 gen 2023

Il Capodanno ottimista e quello pessimista

di Luciano Caveri

Eccoci al 2023. Siamo a Capodanno, festività erede di mille storie dell’umanità, legate all’osservazione dei ciclo stagionale con i conseguenti riti per l'inizio di un nuovo anno e tutto ciò nella logica di una sorta di rinascita della natura e di conseguenza di noi esseri umani. Per i Romani non caso Gennaio era dedicato a Giano, il dio bifronte che guarda indietro, ossia alla fine dell'anno trascorso, e avanti, ossia all'inizio del nuovo anno. Mentre il nostra Natale e le festività complessive di questo periodo nascono sulle ceneri dei festeggiamenti in onore del dii Saturno. Durante i Saturnalia di dicembre i padroni cucinavano per gli schiavi e servivano loro suntuosi banchetti. Era il periodo dei contrari, con i servi nel ruolo dei padroni, le donne in quello degli uomini, i bambini al posto degli adulti. Semel in anno licet insanire "una volta l'anno è lecito impazzire": erano le eccezioni che confermavano le regole, perché ogni cosa nei giorni seguenti potesse andare avanti come prima. Interessante gioco dei ruoli. Questa notte appena trascorsa - a proposito: auguri per il nuovo anno! - è chiamata di San Silvestro in onore del Santo dell’ultimo giorno dell’anno. Era stato un Papa, il 33° vescovo della città di Roma, morto a Roma il 31 dicembre del 335. È sotto il suo pontificato che la Roma pagana lasciò il posto a quella cristiana, pur conservando - come ricordavi poco fa - alcuni riti e cerimonie. Fra questo appunto i bagordi che ci hanno portato sino a Mezzanotte. Questa mattina, invece, niente Santo, ma per i cattolici la festività dedicata a Maria Santissima Madre di Dio. Segno sul calendario di antiche dispute teologiche che fra chi riteneva che la Madonna non fosse «madre di Dio», ma solo «madre di Gesù». La controversia. vinta da chi rigenera buona la prima teoria, avvenne tra Alessandria ed Antiochia e fu risolta nel Concilio di Efeso nel 431. Lo scrivo per ricordare come la nostra vita sia un battibaleno ma con radici antiche di cui avere consapevolezza. Mi presento al cospetto del nuovo anno senza pregiudizi. Conscio però che non viviamo momenti facili. Nel grande delle cose che incombono ricordo, se mai ce ne fosse bisogno, la tragedia della guerra in Ucraina che avvelena tutto e la ripartenza della pandemia, segnalata dallo stesso Governo Meloni, che invita alla prudenza (“pandemia imprevedibile” è stata così definita) e in contemporanea far rientrare i sanitari NoVax, come se nulla fosse. Operazione all’italiana che lascia perplessi. Sulla piccola nave valdostana, in questo mare in tempesta, l’anno inizia con le solite discussioni politiche sul rafforzamento della governabilità, che ormai hanno sfinito chiunque. Taccio sulla riunificazione del mondo autonomista, che ritengo indispensabile proprio in questo anno, ma non mi azzardo più a fare il chiromante per non fare brutta figura e per non apparire “vox clamantis in deserto”, come si dice di una persona i cui consigli rimangono inascoltati. Naturalmente, ma lo annoto a margine, a dispetto dei molti problemi e delle tante preoccupazioni, resto - anche se messo a dura prova - un inguaribile ottimista, che spera per questo di non essere considerato ottuso. Per altro combatto i pessimisti con il necessario garbo, perché - come scrisse George Bernard Shaw - “Sia l’ottimista che il pessimista danno il loro contributo alla società. L’ottimista inventa l’aeroplano, il pessimista il paracadute”.