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24 dic 2022

La presa di coscienza

di Luciano Caveri

Ho scritto giusto ieri a Babbo Natale nella speranza che la concordia cada come polverina magica sotto forma di neve sulla Valle d’Aosta, ma credo che forse ci vorrebbe davvero un intervento divino affinché questo accadesse, specie in politica. Vorrei, però, alla vigilia del Natale tornare su di un possibile regalo per la nostra comunità, che forse è meno ambizioso, ma assolutamente fondativo. Per cui prescindo dalla famosa réunification autonomiste, cui personalmente continuo a dar credito, in barba ai pessimisti che ormai la definiscono come Araba fenice con i celebri versi: “Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa”. Esiste, infatti, rispetto alla politica e alle istituzioni elettive che sono strettamente collegate quanto generalmente viene definito come prepolitico, cioè elementi di base che dovrebbero prescindere dalle semplici appartenenze di partito o di ideologia politica. Basi e assunti su cui poggiare la costruzione autonomistica e che non dovrebbero dividere. Capisco che in certi casi questo non sia possibile. Nella semplificazione amico-nemico anche negli elementi costitutivi dell’Autonomia ci sono sempre stati correnti ben visibili o furbescamente celate di nemici veri e propri della nostra Autonomia e di quei tratti distintivi in cui una comunità intera dovrebbe riconoscersi senza troppe divisioni e discussioni. L'Autonomia dovrebbe essere percepita dai valdostani che ci credono come un genius loci, uno stato d'animo, un carattere fondatore. L'elemento storico, sociale, culturale e persino spirituale dovrebbe essere l'humus su cui si fonda poi la costruzione politica. Ci vuole una logica orchestrale in cui ognuno ha un suo ruolo. Con un caposaldo piantato come una certezza, che ci accompagna da secoli, a seconda degli ordinamenti vigenti: non basterebbero un elemento morale e la solidità delle proprie convinzioni, perché ci vogliono norme giuridiche nei rapporti interni ed esterni e dunque fra di noi e con tutti gli altri. Ecco perché abbiamo un Consiglio Valle ed un Governo regionale come architravi attuali del nostro ordinamento, cui si accompagna la rete dei Comuni, espressione massima della democrazia locale. Eppure capita, a rendere problematica questa costruzione, la constatazione che l'Autonomia per essere tale deve essere sempre esercitata con convinzione e con coraggio e con scelte di autogoverno che segnino la presenza originale e risoluta. Questo comporta impegno, costi e coraggio, oltre ad una costante ricerca intellettuale per non farsi trascinare dalla scelte facili di altri che dettino le regole che consentano una deresponsabilizzazione. Mai burattini! Giganteggia la coppia diritti-doveri che sono le fondamenta di un esprit autonomiste. E' più facile un autonomismo di facciata e di maniera dietro al quale ci sia il vuoto o la rimasticatura del passato come una vecchia nenia recitata a memoria e mai attualizzata nel contesto globale in cui siamo sempre più immersi. La Valle d'Aosta dev'essere contemporanea e non una rappresentazione di qualche cosa che non esiste più. Per questo l'Autonomia è dinamica e come tale mai imprigionata in sabbie mobili fatte di conservatorismo anacronistico o di una visione passatista. Per questo vorrei, come regalo di Natale, una generale presa di coscienza!