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15 dic 2022

Stupore e meraviglia

di Luciano Caveri

Difficile catalogare lo stupore, ma certo ogni volta che mi capita di esserne investito me ne compiaccio, perché è uno choc salutare. Vorrei dire subito che questa sensazione o forse un’emozione che più di molto altro, pensando alla nostra infanzia, si collega alla magia del Natale e ai suoi rituali religiosi e laici. Il primo mio stupore, legato al Natale, è un’immagine: un triciclo rosso che vidi appena sveglio un 25 dicembre di quand’ero piccolissimo. Ricordo il cuore che batteva a mille! Ma anche, da adulto, come non ricordare certe messe di Mezzanotte con presepi viventi che mi hanno fatto rivivere la suggestione della natalità. Per non dire di quando portammo un bellissimo albero per il Natale in piazza San Pietro in Vaticano nel 2003 all’epoca del papato di Giovanni Paolo II ed inutile dire quale carica mistica ci fosse in quel luogo straordinario in più con un Papa sinceramente amico della Valle d’Aosta. Ma confesso che, giorni fa, in Lapponia tutto l’insieme natalizio, che sarà pure commerciale ma convincente, costruito a Rovaniemi mi ha colpito con grande simpatia, calore e pure stupore fra renne, cani da slitta, neve dappertutto. Ma soprattutto grazie alla capacità di chi impersona Babbo Natale con grande capacità recitativa e un’empatia verso i bambini che non è comune. Il dizionario Treccani sullo stupore è esplicito: ”Forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e di agire. Da una parte c’è il verbo stupire: riempire di stupore, meravigliare, che Etimologico ricorda come venga dal latino stupēre ‘essere stordito, restare attonito’, letteralmente ‘restare colpito’. Dall’altra questa bella parola, direi in disuso che è “meraviglia” (che fa il pari con “stupendo” sempre da stupore). Anche in questo caso l’origine è latina, da mirabĭlĭa ‘cose straordinarie, sorprendenti’. C’è una bella frase di Luigi Pirandello sul tema, che dice: “Solo i fanciulli han la divina fortuna di prendere sul serio i loro giuochi. La meraviglia è in loro; la rovesciano su le cose con cui giuocano, e se ne lasciano ingannare. Non è più un giuoco; è una realtà meravigliosa”. Giocare credo che sia insito nella nostra natura e va detto che proprio nel periodo natalizio può capitare di farlo in famiglia e cade il tabù dell’età. Ma lo stupore è anche un stimolo per crescere, come dice questo passaggio di Albert Einstein: “La cosa più bella della vita è il suo lato misterioso. È questo il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non prova più né stupore né sorpresa, è come morto, una candela spenta”. Personalmente ardo con allegria e ogni giorno mi stupisco di qualche cosa e lo considero un elemento di impagabile vitalità. Viene in mente la sindrome di Stendhal". Lo scrittore la descrisse, raccontando che, durante una visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze, fu colto da una crisi che lo costrinse a guadagnare l'uscita dell'edificio al fine di risollevarsi dalla reazione vertiginosa che il luogo d'arte scatenò nel suo animo. Anche in questo vado cette visite nei miei viaggi hanno innescato sensazioni simili, forse non così impressionanti. Insomma:lo stupore colpisce e ci rende vivi!