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02 nov 2022

Il rischio dell’assuefazione

di Luciano Caveri

Una delle grandi fregature di noi esseri umani, forse accentuata oggi dalla rapidità attuale dei mezzi di comunicazioni e dalle informazioni che circolano di conseguenza con grande velocità, è l’assuefazione. Un termine medico-scientifico, che significa da dizionario “fenomeno che si verifica nell’organismo per effetto della somministrazione continua di un farmaco (analgesici, tranquillanti, ecc.), per cui viene a diminuire, o addirittura ad annullarsi, la sua efficacia”. Si potrebbe usare abitudine, ma non avrebbe la stessa efficacia nel ragionamento. Mi riferisco alla guerra in Ucraina e al rischio che mese dopo mese la nostra attenzione tenda ad affievolirsi e diventi una specie di rumore di fondo cui ci si abitui. Fatti che perdano importanza per la ripetitività degli eventi e per una naturale tendenza a far spazio ad altro - anche di meglio di quanto ci spaventa - nei nostri pensieri. Ho letto in questi giorni il terzo libro di Antonio Scurati su Mussolini con il suo efficace racconto di come maturò la Seconda guerra mondiale nel risiko che portò Hitler (inizialmente con la complicità di Stalin e la mollezza delle Grandi potenze rispetto all’espansionismo nazista) a conquistare l’Europa. Penso sempre, grazie alla passione per la Storia che ha fatto parte dei miei studi e resta una certezza per meglio capire la quotidianità, quanto sia difficile capire le cose quando le si vive hic et nunc. Lo stesso appunto - come ha dimostrato Scurati con i suoi libri precedenti - valse nell’affermazione inaspettata nei suoi esiti di Mussolini e della sua creatura, il fascismo. Una serie incredibile di situazioni, spesso davvero casuali, costruì una tempesta perfetta, che portò al regime e al Ventennio fatto di drammi e tragedie. Solo degli imbecilli possono nutrire nostalgie per quanto avvenne e questo di questi tempi va detto e ridetto contro il revisionismo storico e la ricerca ridicola dei “lati buoni” della dittatura. Per questo bisogna posizionare con esattezza cosa c’è dietro il progetto di riconquista di Vladimir Putin nella logica di quello “spazio vitale”, che è un progetto che non va bollato solo come folle, per quanto lo sia. Perché è una realtà concreta e violenta sul campo di battaglia nel disprezzo totale di regole di ingaggio e dei trattati internazionali. Siamo di fronte a quotidiani crimini di guerra che non potranno mai e poi mai diventare nella loro ripetitività qualcosa a cui farsi il callo. Resta da questo punto di vista stupefacente che in Italia, oggi con posti di responsabilità al Governo, ci siano coloro che, nel corso degli eventi, hanno ammiccato a Putin. Lo stesso vale per quella parte di Sinistra stracciona che cela dietro al pacifismo il vecchio vizio antiamericano e mette assieme con un cinismo vergognoso gli ucraini aggrediti con i russi aggressori. Esiste, infine, un elemento ancora più grave, che deriva forse dalla logica del “al lupo, al lupo”, che ha segnato molte generazioni ed è stata ereditato nel rischio di ottimismo da chi è venuto dopo. E cioè la convinzione che la minaccia nucleare sia alla fine una specie di bluff, perché dalla guerra fredda in poi il deterrente potente ad un uso delle bombe atomiche è stato frutto della consapevolezza che un conflitto reale avrebbe distrutto tutto senza avere a conti fatti vincitori e vinti. Purtroppo sempre la Storia insegna che farsi illusioni spesso vuol dire anche coprirsi gli occhi con la pelle del salame, senza fare i conti cioè con elementi irrazionali e situazioni contingenti che possono far degenerare le cose. Ecco perché non ci si può consentire logiche di sottostima o, come dicevo all’inizio, di assuefazione. È bene restare vigili e aiutare gli ucraini senza se e senza ma e senza certi distinguo che puzzano di zolfo assieme a chi se ne fa interprete.