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04 lug 2022

Polemiche e metodi inutili

di Luciano Caveri

Mi mette una vaga tristezza che ci sia chi, con i soliti comunicati stampa di ordinanza, mi accusi di non capire l'importanza della partecipazione dell'Arcigay in una giornata di autogestione dei ragazzi degli ultimi anni del Liceo scientifico di Aosta. Ho risposto in Consiglio regionale che la presenza - pur palesemente politica, benché ammantata dalla logica di "esperti" di sessualità - era legittima, perché consentita dagli organi scolastici, su richiesta degli studenti, nel quadro dell'Autonomia scolastica. Chi volesse risentire la mia registrazione si accorgerebbe di cosa ho detto in Assemblea sul punto e la pianterebbe di seguire il "sentito dire" e di uniformarsi a chissà quale sdegno.

Ma in realtà è inutile intristirsi per le logiche distorcenti, perché a chi polemizza a mezzo stampa non interessa quel che ho detto: ormai ad alcuni più che il confronto interessa il soliloquio e la manipolazione. Per cui il resto che si è aggiunto è un attacco personale nei miei confronti infantile e immotivato, frutto ormai di una certa retorica omosessuale e "femminista", che tende a debordare in qualunquismo. Ciò non fa bene a chi promuove certe cause. In una logica di inversione dei ruoli, da perseguitati come furono i gay in passato, alcuni di loro - che si sentono depositari della verità assoluta - sono saliti in cattedra a spiegare la vita agli altri e si sentono esenti da qualunque osservazione. O con noi o contro di noi. Ogni discussione diventa inutile. L'Arcigay e altri gruppi simili, in concerto per farmi apparire cattivo e stupido, sono organizzazioni politiche, partendo dai diritti civili di chi esprime diversi tipi di sessualità, finiscono per trascendere in una logica di militanza politica nell'estrema sinistra. Espongono bandiere, organizzano gay pride e fanno proselitismo e la tutela delle minoranze viene distorta a proprio piacimento, sciorinando slogan ed impartendo lezioni. Per me la sessualità è un fatto personale, che si esprime come si vuole in una società che ormai è matura e non ha bisogno di esibizionismi, scelte che appartenevano all'epoca in cui l'omosessualità era oggetto di scherno e di isolamento sociale e bisognava dimostrare per farsi sentire contro logiche conservatrici e bacchettone. Questo non vuol dire mantenere nella società e anche nella scuola attenzione verso qualunque fenomeno di marginalizzazione o di incomprensione, ma lo si deve fare con equilibrio e competenza e non con logiche spettacolari e sempre in un contesto dialettico e pluralista, che è diverso dalla propaganda. I diritti civili non si fanno conoscere con logiche da televendita. Oggi se il mondo gay è libero di parlare e di esprimersi, anche con eccessi di chi sceglie il dileggio, lo si deve a persone come il sottoscritto, che hanno sempre predicato in politica libertà e tolleranza. Invece, per ragioni propagandistiche e per l'aggressività ormai scelta come strumento si costruiscono nemici utili per affermare le proprie posizioni. Brutta storia, che mostra anche l'influenza di personaggi, sempre i soliti da anni, che buttano benzina sul fuoco alla ricerca di spazi politici e c'è chi ci casca, purtroppo. Ne ho visti passare tanti di "cattivi maestri" di una Sinistra settaria e autoreferenziale con gruppi e gruppetti dei soliti noti bravi a protestare e molto meno a governare. Finiscono loro per fare il gioco di quell'estrema destra omofoba con cui non ho affinità ideologica. Quel che non consento, però, è che si faccia di me una caricatura di uno zotico ottuso e senza cultura e senza esperienze, che non conosce norme e regole. Ma capisco bene che fa parte del vecchio gioco della demonizzazione strumentale di chi si considera avversario. Altro che "nuova politica", siamo a metodi che tornano dal passato più remoto!