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06 giu 2022

Il succedersi delle generazioni

di Luciano Caveri

Che bello l'altro giorno al "Palais Saint-Vincent" - struttura preziosa da modernizzare in fretta, perché ospita 1.200 persone sedute - vedere frotte di bambini e ragazzi lavorare attorno a progetti collettivi e interdisciplinari di robotica. Occasione per mettere a punto ingegno e fantasia con oggetti fisici e non solo con l'incombente e remoto mondo digitale. Sono queste e non altre le occasioni in cui maledici il fatto di invecchiare e provi una sana invidia per il futuro che hanno davanti, mista però ad una preoccupazione legittima per quello che sarà il loro avvenire per le molte nuvole scure che si stanno addensando in questi tempi. Spetta a noi adulti dipanare la matassa e non riempirli di ansie e angosce su quanto noi siamo stati fortunati nel passato, che è un classico del repertorio di chi passa il tempo a rimpiangere il tempo che fu e a dipingerlo solo a tinte rosa per i più giovani.

Quando Orazio, nell'"Ars Poetica", scrisse della «laudatio temporis acti» dava all'espressione una connotazione neutra. La frase, ovviamente, è detta con particolare riferimento alle persone anziane che, non potendo far ritornare gli anni passati, li evocano volentieri con la memoria. Nel loro atteggiamento, si coglie talvolta un'ostilità verso i giovani che denota un'incapacità, da parte delle vecchie generazioni, di cogliere le innovazioni del presente e di adeguarsi al progresso, cavalcando una logica di negazione dei cambiamenti che è una specie di tomba per chi interpreta questo ruolo. Giulia Cimpanelli sul "Corriere" aveva tempo fa scritto questi ritrattini: «"Baby boomers": sono i figli del "baby boom", coloro che hanno vissuto il periodo della ripresa economica e del boom demografico successivo alla fine della Seconda guerra mondiale. Sono i nati tra il 1945 ed il 1965 (dai 73 ai 53 anni oggi). E' la generazione delle rivoluzioni culturali, delle lotte per i diritti civili, del movimento hippie, della rivoluzione sessuale, del pacifismo, del femminismo e del rock. Sono orientati al lavoro e alla carriera, ambiziosi, con redditi mediamente elevati, ma anche con una grande predisposizione al risparmio. E' la prima generazione attenta alla forma fisica ed ai "rimedi" contro la mezza età. Generazione che, secondo gran parte dell'opinione pubblica, ha rovinato i propri figli, crescendoli nel mito del "puoi avere tutto quello che vuoi", senza capire che il mondo nel frattempo era cambiato, che lea certezza si è trasformata in precarietà. Oggi hanno una nuova vita social: il 75 per cento di loro è su "Facebook". La "Generazione X": sono i nati tra il 1965 ed il 1980 (età compresa tra i 53 e i 38 anni) che hanno vissuto eventi storici epocali come la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. L'espressione "X" nasce nel 1991 da Doug Coupland nel famoso romanzo "Generazione X". Vengono dopo i "boomers" e restano "schiacciati" tra il sogno americano e l'incubo delle Torri gemelle. La "Generazione X" costituisce il segmento più grande dell'attuale popolazione, sono persone cresciute in piena recessione. Rispetto alla generazione precedente hanno un'apertura mentale maggiore verso le "differenze" di genere, razza, sessuale e sono i primi ad esser cresciuti con le nuove tecnologie. E' una generazione un po' indefinita, "ponte" tra la sicurezza della precedente e la totale precarietà della successiva. Li si taccia di fannulloneria, ma probabilmente sono solo più concreti e meno sognatori dei "boomers". Del resto, è questa la generazione che ha dato il via all'era di Internet e ha ideato i suoi "giganti", da "Yahoo" a "Google". I "Millennials": con i termini "Generazione Y", "Millennial Generation" o "Net Generation" si indicano i nati tra il 1980 e il 2000 (38 - 18 anni oggi). Questa generazione è caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. E' la generazione che ha familiarità con le nuove tecnologie e la rete, ma è anche la generazione della precarietà, il che li ha spesso visti classificati come "bamboccioni" che vivono ancora con la famiglia. I "Millennials" sono stati teorizzati dagli storici William Strauss e Neil Howe alla fine degli anni '80. La "Generazione millenaria" è la prima ad affrontare la crisi economica a cavallo tra il 2007 e il 2010. In Europa i livelli di disoccupazione giovanile sono molto alti e i "Millennials" sono quelli che ne hanno risentito maggiormente. La "Generazione Z": sono i nati da fine anni '90 al 2010 e sono la prima generazione nativa digitale, con diffuso utilizzo di Internet sin dalla nascita. I membri della "Generazione Z" sono considerati come avvezzi all'uso della tecnologia e i social media, che incidono per una parte significativa nel loro processo di socializzazione. Sono il target del futuro, quello che nei prossimi anni influenzerà di più le strategie di digital marketing delle aziende. E' la prima generazione mobile-first della storia. Sono la "social e selfie generation": uno studio del "Global web index" mostra che il 97 per cento degli appartenenti alla "Generazione Z" possiede uno smartphone e che per sette utenti su dieci questo rappresenta il mezzo prediletto per collegarsi a Internet. Da mobile i giovanissimi passano connessi quasi tre ore e quaranta minuti, cinquanta minuti in più della media globale». Su "Generation mover", invece spuntano gli ultimissimi, la "Generazione Alpha", cioè i nati dal 2011, così descritti: "Oggi hanno da pochi mesi fino a dieci anni di età, in Italia sono poco più di cinque milioni. Nel 2019 circa 500mila di loro sono entrati nella scuola primaria. Non hanno mai visto un mondo senza tecnologie e senza accesso a qualsiasi tipo di informazione. Le loro mani toccano un tablet prima di una penna, e con le immagini, da subito, apprendono e parlano. Per questa generazione ogni pensiero e azione è immediatamente condivisibile e trasferibile. Imparano a condividere foto prima che a parlare. I più grandi sono a scuola dal 2015. Il mondo che vedono è diverso da quello di tutte le generazioni precedenti: non ci sono confini e tutto accade ovunque. Vivono la prima pandemia globale del pianeta, imparano presto la parola "virus" e fanno i conti con l'incertezza e la complessità in famiglia e a scuola. Vedono in televisione guerre, disastri climatici e carestie che generano sfollati. Per questo gruppo generazionale la famiglia è un concetto/termine ampio, con tante sfumature. A tavola sentono parlare di terrorismo, questa è la prima generazione a "vedere" dal vivo oppure in televisione "l'uomo nero" presente nell'immaginario dei genitori o dei nonni. Gli studiosi osservano con attenzione questa generazione, è la più veloce tra tutte ad avere accesso alle informazioni, già a tre anni sa come cercarle e come utilizzarle, oggi a quattro anni un bambino può comprendere concetti semplici, scrivere e molti sanno già leggere". E' interessante il mondo che cambia per chi è nato nell'altro secolo.