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04 mar 2022

Gli ammonimenti di Orwell

di Luciano Caveri

Chi è nato nel secondo dopoguerra ha avuto un'educazione o meglio un trasferimento culturale su che cosa fosse la guerra. Non erano cose in prima battuta imparate dai libri, ma dalle persone. Era normale incontrare in famiglia o nel cerchio delle amicizie qualcuno che ti parlasse di che quanto avevano vissuto. C'erano ancora quando ero piccolo ed anche da ragazzo dei reduci della Prima guerra mondiale come mio nonno e tanti della generazione dei miei genitori che avevano vissuto la Seconda. Mi ha sempre interessato sin da allora questa idea della storia delle persone che si incrocia con quella "grande" che studiavo anche sui libri, specie laddove avvenivano nei luoghi della mia Valle o sulle Alpi. Poi la Storia - sino anche ad una laurea - è entrata nella mia vita ed i fatti e le testimonianze passavano e passano ancora oggi - perché non si finisce mai si imparare e dì correggere le proprie convinzioni - attraverso i libri, i film, i documentari che allargano l'orizzonte e danno il senso di come la guerra faccia purtroppo parte della natura umana. Spiace doverlo scrivere, ma non bisogna affatto essere assolutori, altrimenti si vive in una dimensione algida ma irrealistica.

Questo non vuol dire affatto non coltivare le utopie di un mondo che veda scomparire ogni attività bellica ed imbocchi la strada dì una generale armonia con la scomparsa delle armi e delle battaglie. Ma non bisogna raccontarsi balle sulla situazione in cui siamo ed il caso ucraino scava certo dentro le nostre coscienze e accresce l'orrore per la violenza armata ma questo non basta. Vedo certo pacifismo di facciata che mi indigna e che sporca il pacifismo profondo e neutrale. Scriveva un annetto fa Cesare Cavalieri sul tema in un articolo su "Avvenire" quanto pensava su certi temi George Orwell: «Orwell si scaglia contro quel tipo di totalitarismo che oggi chiamiamo "il politicamente corretto". Perfetta la distinzione fra "nazionalismo" e "patriottismo": "Un nazionalista è colui che pensa esclusivamente o principalmente, in termini di prestigio competitivo. Il nazionalismo è fame di potere mitigata dall'autoinganno". Il patriottismo, invece, "è la devozione per un determinato luogo e per un certo modo di vivere che si reputa essere il migliore del mondo, senza tuttavia volerlo imporre agli altri". Ce n'è anche per il pacifismo: "I pacifisti, in gran parte, sono semplicemente dei filantropi che si oppongono alla vita così com'è, senza andare oltre. Ma esiste una minoranza di intellettuali pacifisti le cui vere, ma inconfessate motivazioni, sono l'odio per la democrazia occidentale e l'ammirazione per il totalitarismo. Tutto sommato, non è difficile ritenere che il pacifismo, così come appare in una parte dell'intellighenzia, sia segretamente ispirato da un'ammirazione per il potere e per la crudeltà". E ancora: "Coloro che "abiurano" la violenza possono farlo solo perché altri stanno commettendo violenza per loro conto". Così scriveva Orwell nel maggio 1945». Cinico, realista, pessimista? Non so. Certo è che Orwell ha dipinto nei suoi libri i totalitarismi senza se e senza ma, compreso il comunismo di cui ha fatto una tragica caricatura ne "La fattoria degli animali" per non dire della sua preveggenza in "1984" con il suo "Grande Fratello" che oggi aleggia nella nostra esistenza digitale. Quella Ucraina è la prima guerra dell'epoca di Internet e non è una guerra "etnica" come quella dei Balcani. Un conflitto che pesa su di noi e pesa soprattutto sui nostri figli e nipoti, che scoprono - almeno me lo auguro - come debba essere rafforzato l'europeismo. Vladimir Putin odia questa integrazione europea cresciuta ai suoi confini non perché ci sia la "NATO" di mezzo, come dicono alcuni sui difensori di fatto, ma perché aborre la democrazia che lo minaccia, perché la ritiene contagiosa. Ed i Paesi entrati nella "NATO" o che vogliono entrarci (e sia chiaro che l'Ucraina non era fra questi!) non lo scelgono perché schiavi degli Stati Uniti, ma lo fanno proprio perché spaventati dalle minacce imperialiste russe che si vedono in azione in queste ore con crudeltà e folle determinazione, ispirate in prima persona da quel criminale di guerra che è Putin!