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29 gen 2022

Il viaggio misterioso di Piero Roullet

di Luciano Caveri

Ho esitato se scrivere o no un ricordo di Piero Roullet. Esiste il rischio di non centrare le cose e spesso è meglio coltivare la memoria delle persone nella sfera intima e non in quella pubblica. Una parola di meno o una di troppo può spezzare un equilibrio. Poi ho pensato che ci potevo provare, evitando se possibile di fare un esercizio retorico o peggio un elogio funebre artefatto, che gli avrebbe fatto ribrezzo. Piero era Piero, che ha attraversato il mondo degli albergatori valdostani e quello dell'economia regionale, facendolo a passo di corsa e con quella franchezza talvolta rude che era in lui una dote. Uomo del territorio con radici lunghe aveva una voglia di esserci fattiva, costruita attorno ad una singolare curiosità intellettuale, fatta di idee brillanti e talvolta mutevoli e di un'accumulazione quasi maniacale di oggetti della sua terra che amava profondamente.

L'affermazione al top del "Bellevue", assieme ai suoi cari, è stata perseguita sino a farne, nel suo diventare cognein, un "Relais & Châteaux", sintesi del savoir faire di un'ospitalità alpina di qualità con una logica quasi museale e barocca della valdostanità. Non è mai stata una chiusura a riccio provinciale, ma un'apertura condita dalla febbrile e curiosa ricerca di novità, confrontandosi con quanto di meglio ci potesse essere per valorizzare la sua "casa" e la sua Valle, che conosceva con minuzia geografica e persino antropologica. Spesso questo desiderio del bello e del buono si scontrava con la sua insoddisfazione verso i tempi lenti della politica, che pure lo tentava. Per cui era il suo un pungolo fatto di proposte e anche di critiche, spinte all'estremo in questi tempo di pandemia, quando era sceso in piazza per protestare contro un sistema di cui lui stesso aveva fatto parte, ad esempio come presidente della Camera di Commercio. Lo faceva però con generosità, perché aveva paura di un degrado del nostro sistema economico e persino umano e sociale. Ha affrontato la malattia con coraggio e ora, come lui stesso ha voluto che si scrivesse nell'epigrafe, è partito «per un viaggio misterioso» e gli auguro un buon cammino. Come ha scritto il poeta Benoît Marchon: «Quelqu'un meurt, et c'est comme des pas qui s'arrêtent. Mais si c'était un départ pour un nouveau voyage?». Ricorderò certe chiacchierate nel pensare alle cose da fare e lui ne ha fatte molte. Per questo lo ricorderemo.