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25 gen 2022

La nemesi di Grillo

di Luciano Caveri

Beppe Grillo risulta indagato per una questione di «traffico di influenze illecite», reato che i "Cinque Stelle" hanno voluto introdurre ed i cui contorni non paiono così chiari e sarà la Giurisprudenza a fissare paletti. In sostanza, la tesi accusatoria ancora al vaglio degli inquirenti, è che avrebbe ceduto a pressioni lobbistiche trasferite ai decisori governativi. Sarà la pubblica accusa a dover appurare i fatti e, nel caso, un Tribunale a giudicare la condotta del politico già comico. Siamo alla serie del «chi la fa l'aspetti» e pare davvero che questa volta, al di là del garantismo che bisogna avere con chiunque e che i "pentastellati" non hanno mai praticato, il boomerang stia tornando indietro.

Lo sbarco di Grillo in politica risulterà nel tempo una vera e propria sciagura. In tanti - ed in certi passaggi anche chi vi scrive - sottostimarono la sua capacità da guitto di cavalcare il livore e la rabbia di una larga parte degli italiani che gli avevano creduto. Ora il credito ormai è esaurito, ma Beppe Grillo resta lo stesso: demagogo, populista, rozzo nella sua linea antipolitica ed anti-parlamentare. Ha detto e fatto mille cose nella sua veste di tribuno incattivito, il cui slogan più diffuso - per capirne il livello - è stato il «vaffa», cioè il «vaffanculo», come chiave di lettura del mondo. Il suo complottismo, che ha nutrito anche un giornalismo patetico di denuncia continua, ha raggiunto livelli mai visti con visioni futuriste e millenariste da predicatore. Eppure - perché su questo bisogna essere chiari - ha avuto alle ultime politiche un successo elettorale incredibile ed anche in Valle d'Aosta ha goduto di accoliti ormai in molti in fase di riciclaggio, anche se chi ha militato lì può abiurare fin da vuole ma resta impresso il "Dna" fatto da una politica accattona. Sono arrivati sulla ribalta personaggi vari, la gran parte dei quali capitati per un colpo di fortuna, per altro ben visibili in quello spregio alla logica che è stato «uno vale uno», che ha proiettato in posti di responsabilità persone per nulla all'altezza. Gli stessi che hanno svilito e disprezzato chiunque facesse politica prima di loro, mostrando per altro un grande appetito di potere ed accomodatisi in ruoli di responsabilità con la sufficienza dei dilettanti. Ogni azione della Magistratura - anche quelle finite in bolle di sapone - era per loro un'apoteosi e certa parte dei giudici - lo si capisce dall'ideologo Marco Travaglio - hanno usato il "grillismo" come arma per affermare un giustizialismo senza limiti. Nessuno discute inchieste serie e motivate o difende certa politica marcia, ma questa logica di fare di ogni erba un fascio ha creato situazioni incredibili di crucefige anche verso persone oneste finite nel mirino di Beppe Grillo e dei suoi accoliti, con la loro politica violenta e irragionevole. Ora si consuma una nemesi che sembra ribaltare la situazione con un Grillo che non può gridare «dimissioni!» ed invocarsi la forca in questa circostanza. Questo vale solo per i nemici... Una triste parabola che dimostra per l'ennesima volta la facilità con cui gli italiani e pure i valdostani con la famosa elezione della carneade Elisa Tripodi votarono i "Cinque Stelle". Scossa in fondo salutare per una reazione successiva della politica, ma certo i danni causato dal grillismo ce li porteremo dietro nel tempo.