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18 gen 2022

La pandemia nella testa

di Luciano Caveri

Già normalmente ci si accorgeva nella vita quotidiana di quante persone avessero problemi mentali più o meno gravi. Chi fa politica lo può testimoniare: nei miei diversi ruoli avevo a che fare - ed ho sempre cercato di approcciarmi con umanità e comprensione - con chi è afflitto da evidenti disturbi. Molti avevano forme di "male di vivere" che sappiamo essere ben presenti e purtroppo dolorose. La pandemia ha accentuato questi fenomeni con malesseri personali ed anche fenomeni di patologie collettive, che hanno messo assieme disturbi e disagi con forme di protesta imbevute di bizzarrie, di paranoie e di complottismo. Ho amici che mai avrei pensato che sarebbero caduti in situazioni di grave irrazionalità e talvolta persino di inaspettata aggressività.

Per conoscenza diretta posso confermare quanto sia stato utile nel settore scolastico poter contare su fondi che hanno consentito a psicologi di aiutare i tanti studenti che sono stati sbalestrati nei periodi di chiusura delle attività in aula con la conseguente "Didattica a distanza", cui si sono sommate le difficoltà del venir meno di altre forme di socialità. Più in generale nella Finanziaria dello Stato era stata allocata una cifra non enorme di cinquanta milioni per dare una risposta immediata ai problemi psicologici dopo due anni di pandemia. Finanziamento poi spariti all'ultimo con evidente dispiacere di molti. Ricordo quanto scritto su "Huffpost" da David Lazzari, presidente nazionale dell'Ordine degli psicologi: «Oggi la domanda di psicologia e psicoterapia è molto aumentata, una indagine sulla nostra Comunità professionale ci dice almeno del 40 per cento (Istituto Piepoli per "Cnop" ottobre 2021). Ma è un dato frenato dalla barriera socioeconomica che esiste tra un bisogno sempre più diffuso e sentito e una risposta quasi solo privata. La stessa ricerca ha documentato che un 48,5 per cento di persone che, pur avendo cercato aiuto, non hanno potuto iniziare un trattamento o hanno dovuto interrompere quasi subito per motivi economici». Prosegue più avanti: «Un politico mi ha spiegato questa difficoltà delle Istituzioni a capire l'importanza della dimensione psicologica perché la psiche non è concreta, non si vede e non si tocca. Il cervello invece è concreto e quindi è più facile immaginare una cura fatta di chimica e una psiche come semplice riverbero dei neuroni. Eppure cose fondamentali della vita, come la salute, hanno lo stesso status della psiche. Non si vedono con gli occhi, non si toccano con le mani, ma, diciamolo, si sentono. Eccome se si sentono! Addirittura la vita ha lo stesso status. Qualcuno mi sa dire in quale parte specifica del corpo è collocata la vita?  Gli aspetti fondamentali che ci rendono esseri umani - la vita, la salute, la psiche - sono concetti sistemici, complessi, che non coincidono con un organo fisico in particolare, ma "emergono" come proprietà dell'insieme e condizionano, regolano, tutto l'insieme. Certamente la psiche ha bisogno del cervello ma il cervello ha altrettanto bisogno della psiche: l'attività psichica lo sviluppa, lo plasma e lo modifica. Noi viviamo immersi in un mondo di relazioni, delle quali solo in piccola parte siamo consapevoli, e la vita, la salute e la psiche sono degli "hub", cioè degli snodi fondamentali nelle reti che legano le parti di noi, ci legano agli altri e tutti all'ambiente. Se non capiamo l'importanza di queste dimensioni così reali e presenti che però non si pesano con la bilancia, non si toccano con la mano e non si misurano con il metro, affronteremo il presente e il futuro senza la consapevolezza che serve, senza la cultura di cui abbiamo bisogno». Già, il futuro! Viviamo tutti in uno stato di attesa, aspettando che la "normalità" - parola che un tempo suonava vetusta - torni contro troppi cattivi pensieri.