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08 ott 2021

La lobby nera

di Luciano Caveri

Mi stupisco che ci si stupisca che fascisti e persino qualche nazista fosse alla corte del parlamentare europeo di Fratelli d'Italia, Carlo Fidanza, che - lo ricordo - venne anche in visita anni fa in Valle d'Aosta, ricevuto in modo assai ossequioso dalle massime cariche della nostra Regione. A svelare questo volto oscuro è stato un filmato pubblicato su "Fanpage" da un giornalista infiltratosi per lungo tempo nella "lobby nera", com'è stata battezzata. Ha scritto su "Huffpost" Mattia Feltri: «Giorgia Meloni ha continuamente cercato l'equilibrio sul confine del possibile e dell'impossibile, ha usato parole definitive contro razzismo e fascismo e ha tollerato razzismo e fascismo, ha danzato sulla zona grigia dell'antisemitismo definendo George Soros un usuraio, il che non fa di lei un'antisemita ma ne fa una che - se ne renda conto o no - riempie il gargarozzo dell'antisemitismo di cui è intriso parte della sua militanza e del suo elettorato».

«Gianfranco Fini, uno colmo di errori - continua Feltri - si era messo la kippah in testa, porca miseria, e per questo è stato chiamato "traditore" - ambiguità, infinita furbina pessima ambiguità, un eterno dire il diritto per girarsi e strizzare l'occhio al contrario - e ora che rimane? Tredici minuti di video straripanti di razzismo e di antisemitismo attorno ai quali si oppongono disperati distinguo, un esercizio di dozzinale garantismo come se la questione fosse penale e non totalmente politica, persino il richiamo al complotto, sebbene il complottismo sia l'ultima ridotta degli imbecilli. E dunque Meloni può ben agitarsi, sbraitare che quella robaccia nel suo partito non ha mai avuto diritto di cittadinanza, ma se quella robaccia è arrivata al numero tre del suo partito, se è arrivata a un passo da lei, non soltanto il diritto di cittadinanza ce l'ha, ma è entrata nel palazzo sul tappeto rosso. Qualche domanda dovrà porsela, e se si dà una risposta onesta capirà di essere stata capace di mettere in piedi una bella macchina del consenso, ma incapace di produrre politica e soprattutto di produrre una leadership, incapace di distinguere fra una minoranza di pupazzi in stivaloni e una maggioranza di elettori normali (e lo stesse vale per le mascherate no vax e no green pass): la minoranza di pupazzi in stivaloni rimane il cuore e l'anima di un partito che si rigira nel crogiolo della sua fogna. E Giorgia Meloni, passata la stagione della gloria, dei sondaggi, della presidenza dei conservatori europei, tornerà a essere quella che è: una capopopolo della Garbatella». Sullo stesso giornale è intervenuto Filippo Rossi, leader "Buona Destra", movimento che si oppone a certi estremismi e ne cito un passaggio: «Il partito di Giorgia Meloni non è ontologicamente estraneo a quello che abbiamo visto nell'ormai famoso video di Carlo Fidanza. Anzi, quel video rappresenta in tutto e per tutto l'identità profonda, il dna, l'essenza culturale di Fratelli d'Italia. E non certo per quella fascisteria d'accatto e di maniera con la quale i protagonisti raccontano a loro stessi la favoletta di essere sempre gli stessi, quei ragazzini che giocavano a imitare stupidamente i loro fratelli maggiori. No, non è quello il vero nodo politico. Non è nel neofascismo, il nodo politico è che quell'iconografia da "fascisti immaginari" nasconde invece il loro estremismo di oggi, con i tic del passato che nascondono le vergogne del presente. Per questo Meloni supera il ridicolo quando continua a chiedere tutte le cento ore del video di "Fanpage": le serve un video per conoscere i suoi dirigenti? Ma per favore! Lei sa tutto perché il suo partito è la sua famiglia ed è fatto a sua immagine e somiglianza». L'evoluzione della politica italiana non può lasciarci indifferenti e bisognerà sondare a fondo gli esiti delle elezioni amministrative, quando manca poco all'elezione del Presidente della Repubblica e le prossime elezioni saranno le Politiche.