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11 ago 2021

La paura

di Luciano Caveri

Dice Elias Canetti: «Non c'è sentimento che cresca più rigoglioso della paura, e saremmo davvero ben povera cosa senza le paure che abbiamo patito. E' una tendenza caratteristica degli esseri umani esporsi continuamente alla paura. Le nostre paure non vanno mai perdute, anche se i loro nascondigli sono misteriosi. Forse, di tutte le cose del mondo, nulla si evolve e si trasforma meno della paura». Già, è davvero così e questa emozione va davvero adoperata al plurale, "paure". Ogni età ha le sue paure. Se penso a quando ero bambino, credo che sia capitato a molti, era la notte il momento in cui, almeno prima di addormentarmi, ci si distaccava dal giorno con qualche apprensione. Nella mia cameretta volevo che gli armadi fossero chiusi e le coperte ben strette. Avevo come molti un pupazzo "Ciccio" che mi faceva compagnia.

Poi, più avanti, sono state le paure che dall'infanzia ci portano all'adolescenza. Esiste una paura di capire chi siamo e che cosa stiamo diventando. Non ricordo paure sulla scuola, ne avevo rispetto a che cosa avrei fatto da grande. Dopo la scuola la paura era una sorta di dedalo: ho infilato in quegli anni, per diventare giornalista, momenti di timore e di speranza. Vinse quest'ultima e lo stesso è valso per la carriera politica, caratterizzata da momenti di preoccupazione non solo, ogni volta che ci fosse una candidatura, per l'esito delle urne che qualche angoscia te la mette, ma anche da molte fortune che mi hanno assistito. Oggi qualche paura del futuro ce l'ho e non solo legata ai timori per l'invecchiamento in corso, che è nella natura umana, quanto mi interrogo sul futuro delle persone che amo e delle comunità cui appartengo, dal piccolo al grande. Ci sono paure "locali", che ineriscono il futuro delle Alpi, a partire dal cambiamento climatico, dallo spopolamento ora acuitosi per via della crisi demografica. C'è un Italia dolente ed instabile con una criminalità mafiosa che non scompare mai e una politica contraddittoria e troppo spesso scissa dalla realtà dopo il tragico «uno vale uno». L'Europa, mio grande sogno, rischia di trascinarsi in una crisi identitaria, che evoca o fantasmi di un Vecchio Continente in guerra. E il mondo? Le mie pure potrebbero essere un lungo elenco. Non tutto è razionale nella paura, perché la paura è e resta una delle emozioni innate che ci accomuna a molti animali. E' una parte biologica che ci da reagire sin dalla notte dei tempi a una situazione di pericolo, che ci impone di fuggire, combattere o stare fermi in attesa che la situazione si risolva. Ma la nostra intelligenza consente ben altro nella elaborazione del pensiero che ci è propria come umanità. Chissà perché in questa fase storica dimentichiamo l'intelligenza umana nei deliri di chi pensa a un mondo in cui l'uomo venga descritto solo come un bieco prevaricatore della Natura. Ci sono estremismi che vagheggiano la scomparsa della razza umana "padrona". Gente, francamente, che mi fa molta paura.